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INFORMAZIONE - Questi idati di giugno. Intanto gli ordini regionali sono in subbuglio

Stampa. Tutti giù per terra tranne Travaglio e Sallusti. In Italia continua l’ascesa del giornalismo di parte

Una mazzetta di quotidiani (immagine web)

Continua l’anomalia del sistema dell’informazione quotidiana in Italia, carta stampata più digitale. Si acclara ancora di più, semmai ce ne fosse bisogno, che la stampa italiana è informazione di parte o non è informazione. A giugno, continua infatti la crescita del Giornale, non si risollevano invece Stampa e Repubblica. L’unico quotidiano che va benissimo è il Fatto Quotidiano: più 43,4 per cento (quasi 61 mila copie giornaliere). Questi i dati della situazione della carta stampata in Italia, fotografata da professione reporter.eu

Una mazzetta di quotidiani (immagine web)

Una mazzetta di quotidiani (immagine web)

Esaminiamo meglio i dati del 10 agosto 2020. Se confrontiamo i dati di vendita di giugno 2020 (carta più digitale) con il giugno 2019 l’unico quotidiano che va benissimo è il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio: più 43,4 per cento (quasi 61 mila copie giornaliere). Il segno positivo ce l’hanno soltanto altre due testate, il Giornale di Alessandro Sallusti, più 4,3 e il Sole 24 ore, più 0,1. Tutti gli altri perdono, ma Il Messaggero è sotto per il 21,3 e qui si tratta dell’ultimo mese della lunga direzione di Virman Cusenza.
La Stampa, al secondo mese della direzione di Massimo Giannini perde il 17,3 per cento (aveva perso a maggio, su maggio 2019, il 15,2), la Repubblica al secondo mese della direzione di Maurizio Molinari perde il 13,9 per cento (a maggio aveva perso, sullo stesso mese del 2019, l’8,6). Le due direzioni del Gruppo Gedi di John Elkann, dunque, hanno innovato i loro prodotti, ma il pubblico non le ha per ora premiate. Anzi.
Anche il Corriere della Sera va sotto, ma solo del 2,8 per cento, peggiorando tuttavia il dato di maggio su maggio 2019 che era meno 1,4.
L’elaborazione di questi dati riportati da professionereporter è di Primaonline. Se confrontiamo giugno 2020 con maggio 2020 notiamo innanzitutto, grazie alla ripresa del calcio giocato la rinascita degli sportivi: Gazzetta più 22,3, Corriere dello Sport più 31. L’unico giornale non sportivo che cresce è il Giornale di Sallusti con più 6,6; già a maggio 2020 su aprile 2020 aveva registrato più 6.
Tutti gli altri perdono. In particolare, va sotto un bel po’ la Repubblica di Molinari, meno 8,2 per cento. Perde il Corriere, meno 5,9. Perde la Stampa, meno 3,8. Perde il Sole, meno 3,6.
Se infine prendiamo in considerazione solo le copie in edicola, giugno 2020 su giugno 2019, sportivi a parte, perde più di tutti il Messaggero, meno 25,3, seguito dalla Stampa, meno 22,2, da Repubblica, meno 17,6 e dal Corsera, meno 11,1.
Una crisi dell’informazione che non accenna quindi ad arrestarsi. Ciò che si salva, come è sempre stato, è l’informazione di parte (nemmeno di partito, che non esiste più). Insomma, si continua a non stare allegri qui dalle parti del Belpaese!
Intanto, i presidenti di 13 Ordini regionali ritengono «inaccettabile» il tentativo di rinviare le elezioni. In un documento congiunto si chiede pertanto l’intervento del governo contro l’ipotesi di posticipare il voto a data da destinarsi. «Chi intende limitare le prerogative democratiche si assume responsabilità davvero gravi esponendo l’Ente ad un regime di prorogatio che non può essere deciso dal presidente del Cnog», rilevano i firmatari.
In proposito, il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, ha inviato una lettera ai Consigli regionali dell’Ordine dei giornalisti nella quale interviene sulla decisione annunciata dai presidenti di alcuni consigli regionali di impedire lo svolgimento delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Nazionale dell’Ordine, già convocato a norma di legge. Lo rendono noto come detto i presidenti di 13 Ordini regionali che, in una nota congiunta, spiegano: «Il presidente Verna conferma infatti la propria determina sulle date delle elezioni a partire dal 27 settembre 2020. Ma nella lettera rileva che, se i presidenti di questi Ordini non cambieranno idea, le elezioni dovranno essere rinviate a data da destinarsi». Ad avviso dei firmatari della nota «sarebbe un’eventualità molto grave». Soltanto una norma di legge – osservano – può infatti bloccare il regolare svolgimento delle elezioni esponendo, in caso contrario, gli Ordini regionali e nazionale a rischi penali quale l’omissione di atti d’ufficio. Né appare convincente la giustificazione addotta sui rischi che si potrebbero correre in relazione all’emergenza epidemiologica da Covid 19.

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