Davanti alla costa di Agrigento un reperto di straordinaria importanza: il profilo di un cavallo
Archeologia marina: dal mare di Sicilia riaffiora un altorilievo di oltre due metri
di Valeria Meli
Sul fatto che il mare conservi reperti archeologici di inestimabile valore non ci sono dubbi. Basti pensare ai bronzi di Riace, due dei capolavori scultorei più importanti dell’arte greca ripescati nel 1972 durante un’escursione nel Mar Jonio.
E così, il 3 febbraio scorso, nel mare dell’antico porto della città di Akragas, e più precisamente nella zona detta “Babbaluciara” della costa di San Leone, nell’agrigentino, poco distante dalla foce del fiume Akragas, è stato ritrovato un importante reperto, un altorilievo di oltre due metri di larghezza raffigurante un quadrupede, visto dal profilo sinistro.
Il recupero è stato effettuato dai subacquei del Nucleo sommozzatori dei Carabinieri, alla presenza di funzionari della Soprintendenza del Mare, del Nucleo Tutela patrimonio culturale dei Carabinieri e di componenti del Gruppo Subacqueo di BCsicilia.
Nei secoli scorsi, i templi di Agrigento sono stati per decenni utilizzati come fonte di materiale per edificare altre strutture ed è quindi possibile che qualcosa sia finito in mare durante queste attività.
Sul reperto non trapela nessuna notizia, ma secondo alcune ipotesi potrebbe trattarsi di elemento ornamentale del frontone del celebre tempio di Zeus Olimpico che, secondo quanto testimoniato da Diadoro Siculo, presentava scene della Gigantomachia ad est e della guerra di Troia ad ovest, o persino la testa di un cavallo, un elemento distintivo nelle rappresentazioni artistiche dell’epoca.
Se venisse confermata la prima ipotesi, è chiaro che si tratterebbe di una sensazionale scoperta. Il tempio di Zeus, o Olympeion, edificato nel 480 a.C., per celebrare la vittoria di Agrigento sui cartaginesi a Imeria e simbolo di maestosità e rilevanza culturale, era il centro della vita religiosa e sociale della regione. Il ritrovamento di una parte di questo monumento suscita grande fermento tra gli studiosi e gli appassionati di storia antica perché è chiaro che se confermato, getterebbe una nuova luce sulla vita delle civiltà che hanno popolato questa terra.
Il reperto sarà adesso oggetto di interventi di restauro e pulizia e di specifiche analisi con le cui si comprenderà meglio la sua origine.
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