La città della valle dei Templi si tinge dei mille colori dei costumi folk dei paesi di tutto il mondo
Ad Agrigento con «Il mandorlo in fiore» la festa per la pace e l’unione tra i popoli
di Valeria Meli
AGRIGENTO – Dal 9 al 17 marzo ha preso il via qui ad Agrigento la 76esima edizione del Mandorlo in Fiore, la sagra che festeggia la primavera agrigentina. Con essa si è inaugurata la 66esima edizione del Festival Internazionale del folclore che vede la presenza di numerosissimi gruppi folk provenienti da tutto il mondo e il Festival internazionale “I bambini del mondo” giunto alla sua 21esima edizione.
Sullo sfondo dell’azzurro del cielo, del verde delle valli e dal rosa e bianco del mandorlo in fiore, la città della valle dei Templi si tinge dei mille colori dei costumi folk dei paesi giunti da tutto il mondo per un festival che storicamente è dedicato alla pace e all’unione tra i popoli. Non mancano poi altri eventi collaterali ad esso legati: quali “Mandorla in Tavola”, piatti selezionati a base di Mandorla presso i ristoranti aderenti, i mercatini del Mandorlo, esposizioni artigianali in città e il “Mandorlo in Fiore Food Village”, street Food in piazza Marconi.
A testimoniare il valore di fratellanza che il festival intende promuovere, la manifestazione prende l’avvio con l’accensione del “Tripode dell’amicizia” davanti al tempio della Concordia nella valle dei Templi.
La sagra vanta una storia molto antica. Era il 1934 quando a Naro, un paese in provincia di Agrigento, si decise di realizzare una festa che esaltasse la primavera agrigentina e promuovesse la commercializzazione di alcuni prodotti tipici siciliani. Poco dopo Agrigento decise di adottare la festa per promuovere le bellezze naturali e archeologiche della città.
Ma se il festival è abbastanza noto, poco conosciuto è invece il significato del mandorlo in fiore secondo l’interpretazione di un’antica leggenda narrata da Omero, quella di Acamente e Fillide.
Acamante, figlio di Teseo, salpò con gli Achei per prendere parte alla guerra di Troia. Giunto insieme ai compagni in Tracia incontrò la bella principessa Fillide e immediatamente tra i due sbocciò un amore intenso e travolgente. Acamante però dovette ben presto lasciare la principessa per non venire meno al volere degli dei che volevano partecipasse alla guerra che durò ben dieci anni. Fillide rimase ad aspettarlo finché, una volta conclusa la guerra, non vedendolo tornare e credendolo oramai morto, si lasciò morire dal dolore. La dea Atena impietositasi per la morte della giovane amante e volendola rendere immortale la trasformò in un albero di mandorlo. Acamante, tornato reduce da Troia e saputo della morte dell’amata Fillade e della sua trasformazione in albero di mandorlo, decise di recarsi a trovare l’albero per piangere il suo amore. Lì giunto, distrutto dal dolore, Acamante lo abbracciò e in quell’istante l’albero fiorì ricoprendosi di fiori bianchi screziati di rosa, i fiori del mandorlo.
E se immortale è la leggenda di Acamante e Fillide, altrettanto immortale è il significato che essa racconta ancora adesso: credere nell’amore e nella speranza anche quando tutto sembra perduto.
Brava l’autrice. riconosco la penna.