ILNUOVOPAESE.IT del 9/15 maggio 2024, Numero 19 (Anno XIV) - IN COPERTINA
«La Puglia è terra divina». Lisetta Carmi nel 1979 si stabilisce a Cisternino e fonda il Bhole Baba. Fu la prima a capire
Con più di 16 milioni di presenze nel 2023, la Puglia è diventata la regione di’Italia tra le mete preferite a livello turistico, sia da parte di stranieri che da parte degli stessi italiani. Che registra così una crescita del 22 per cento per gli arrivi e del 16 per cento per le presenze rispetto al 2022, con una permanenza media di tre-quattro giorni. Molti sono poi i personaggi famosi che hanno scelto la Puglia come luogo di residenza o di villeggiatura, acquistando trulli e masserie. L’ultimo, in ordine di data, è Ron Moss, il Ridge di Beautiful, che ha acquistato e ristrutturato Masseria Paretano Nuovo, una struttura del XVIII secolo situata nella valle del Canale di Pirro, vicino Fasano.
In Puglia, non è un caso che Lisetta Carmi, nota pianista e fotografa, scelse di stabilirsi, nella campagna di Cisternino, tra trulli e uliveti, fondando nel 1979 l’Ashram Bhole Baba.
«La Puglia – affermò Lisetta in una nostra inchiesta-intervista del novembre 1985, diventata ormai “storica” poiché registra i primi anni di vita al Bhole Baba – è una terra divina, benedetta».
Riproponiamo qui l’articolo su Lisetta Carmi, scomparsa a Cisternino all’età di 98 anni il 5 luglio 2022. Articolo, che ricordiamo, è tra l’altro presente all’interno del volume di Francesco Caroli Stampa – Quel modo nuovo di fare informazione (Edizioni Artebaria, 2017– pagg. 94-96).
«Perché fondai l’ashram tra trulli e uliveti? Fu durante un mio viaggio in India che il guru Babaji mi indicò questa terra abitata da gente laboriosa e paziente»
di Francesco Caroli
MARIA CARMI, un’arzilla vecchietta, posa sul grembo il suo lavoro da ricamo e sospira. «Il mio lavoro», dice, «procede proprio lentamente».
«Non deve lamentarsi», la consola la ragazza che le spazzola i lunghi capelli imbiancati. «Aver raggiunto come lei l’età di 93 anni non è un privilegio concesso a tutti. Nella sua vita ha accumulato tanta di quella esperienza che a ognuno di noi potrebbe insegnare molte cose».
«Eh già!», dice con voce strascicata la gentile nonnina. «Nella mia vita ho tanto lavorato, ho fatto tante cose, e ora sono proprio stanca».
«C’è un tempo per il lavoro», considera con tono allegro la ragazza, «e un tempo per riposare. Questo per lei è il riposo che le spetta dopo tanto lavoro».
Il colloquio tra la giovane e l’anziana donna si svolge in un trullo della campagna della Valle d’Itria, a metà strada dai centri di Martina Franca, Cisternino e Ostuni. È l’abitazione di Lisetta Carmi, 61 anni, leader del Centro «Bhole Baba», un monastero dove la vita viene scandita dal ritmo e dalle regole della religione induista.
Giungiamo all’ashram dopo aver percorso con l’auto chilometri di stradine e viottoli non asfaltati di campagna. I contadini, ai quali chiediamo lumi sul percorso da fare, ci rispondono sicuri, come se avessero dimestichezza con gli abitanti del centro.
Vicino al cancello di ingresso del Bhole Baba vi è un ragazzo che toglie via con una piccola zappa la sterpaglia. Ci saluta cordialmente, come se ci conoscesse da tempo. In una piccola costruzione, che sembra essere una sorta di «bazar» indiano, vi sono un ragazzo e una ragazza che hanno tra loro una discussione abbastanza concitata sulla contabilità del centro e sul modo come essa va tenuta. La ragazza, piuttosto bassina e vestita con abiti che ricalcano lo stile indiano, ci indica la strada che porta al trullo dove abita la fondatrice del centro. «Sulla porta di ingresso», dice, «vi è la scritta Cicerone. Non si può sbagliare…».
Lasciamo l’auto in uno spiazzale (la strada si rivela scoscesa più del previsto) e proseguiamo a piedi. Nel trullo «Cicerone» non vi è però nessuno. Subito dopo ci imbattiamo in una utilitaria: la ragazza che è al fianco del guidatore ci dice con accento americano che il trullo che cerchiamo è il secondo con la scritta «Cicerone». «Sono l’ingegnere del centro», ci informa invece il guidatore, «e sto facendo le pratiche per il condono edilizio».
L’incontro con Lisetta
Lisetta Carmi, fondatrice del Bhole Baba, un passato da pianista e di fotoreporter libera professionista, ha uno sguardo intenso e non dimostra certo la sua età. È una donna che ha del dinamismo e lo si nota da come muove le mani e dal linguaggio pratico.
«Qual è lo scopo di questo centro? E semplice: che venga fatta la volontà del Signore. In quale dio noi crediamo? Dio è unico per tutti. Certo, esistono altre religioni, ma di dio ce n’è uno e uno solo. Noi seguiamo gli insegnamenti di Babaji, che ci ha detto di vivere in dio, con semplicità, amore e verità. Bhole Baba, letteralmente significa infatti padre semplice».
La decisione di Lisetta Carmi di aprire un monastero indiano in Puglia, tra i trulli della Valle d’Itria, venne presa dopo numerosi viaggi in India e una serie di incontri con il «guru» Babaji.
Ma chi è Babaji?
«Secondo la tradizione indiana», ci informa Lisetta Carmi, «Babaji è considerato la stessa essenza divina, un essere spirituale non nato da donna, che si sarebbe già manifestato sulla terra diverse volte, non solo in India ma anche in Giappone, Cina, Nepal e Tibet. In tutte le sue apparizioni Babaji viene adorato come l’essenza divina, colui cioè che incarna una verità fuori dal tempo. E’ in poche parole un avatar, che sarebbe una sorta di reincarnazione divina. L’avatar starebbe a indicare agli uomini la strada della rinascita divina. Secondo i suoi insegnamenti l’uomo può infatti trascendere la realtà terrena e stabilire la realtà divina sulla terra».
Dopo una serie di incontri con Babaji, Lisetta Carmi decide così di costruire un ashram in Puglia, dietro precisa richiesta del suo guru. «La Puglia», considera ancora, «è una terra benedetta. E lo stesso Babaji mi disse di costruire questo ashram tra i trulli della Valle d’Itria. Amo molto la gente pugliese, che è gente laboriosa, paziente e attaccata al suo lavoro. Del resto anche il centro Bhole Baba viene considerato come una comunità agricola».
Nel monastero indiano si pratica una sorta di agricoltura che la stessa Lisetta definisce «biodinamica». «Lo scopo del nostro centro, che da qualche tempo si è trasformato in fondazione», afferma la fondatrice del Bhole Baba, «è di raggiungere l’autosufficienza agricola. Innanzitutto con il lavoro della terra secondo il modello dell’agricoltura biodinamica, tramite la quale bisogna portare l’energia cosmica dal cielo nella terra. Questo tipo di agricoltura si pratica senza concimi ma con composti dinamizzati. Un esempio concreto? Il nostro concime lo si ricava dal letame misto a rifiuti della cucina, foglie secche e altro. Si fanno di questo concime grandi cumuli e vi si immettono dentro degli estratti vegetali, formati da camomilla valenziana e altro. Dopo tre mesi si ottiene del letame dinamizzato, dove si è attinta l’energia cosmica».
Il dialogo con Lisetta Carmi si svolge mentre «l’ingegnere del centro» misura con un metro pareti, muri, angoli e rientranze della stanza, insieme alla ragazza dall’accento americano.
«Per costruire questa comunità agricola», informa la nostra interlocutrice, «abbiamo costruito tanto, rispettando comunque i canoni edilizi della zona dei trulli. Siamo andati l’altro giorno a Ostuni per le pratiche del condono edilizio e ci servono queste misurazioni».
Ma come si sostiene – chiediamo – economicamente il «Bhole Baba»?
«Ci manteniamo», informa, «con i proventi del nostro lavoro in agricoltura e dalle donazioni dei devoti. Ma inizialmente abbiamo dovuto investire del proprio. Io personalmente ho dovuto dar fondo all’eredità di mio padre. Qual è il nostro rapporto con il denaro? Devo dire che i soldi sono energia divina. Con un uso oculato del denaro si possono fare tante cose utili. Certo, il nostro rapporto con il denaro è vera energia divina. Nel nostro centro si amministrano con molta intelligenza e oculatezza le nostre risorse economiche».
La vita nell’ashram Bhole Baba si svolge a ritmi regolari. Al mattino vi è la sveglia, alle 5,30 in estate e alle 6,30 in inverno. Subito dopo vi sono le orazioni nel tempio, con una cerimonia religiosa dedicata al sorgere del sole e della luce. Dopo una breve colazione, tutti si mettono al lavoro, chi alle faccende domestiche, chi nei campi. Dopo il pasto del mezzogiorno si torna di nuovo al lavoro e, a sera, dopo la cena, vi sono ancora le preghiere nel tempio.
Gli abitanti del monastero indiano variano a seconda delle stagioni. In estate si può raggiungere anche il numero di un centinaio di ospiti (i residenti sono in tutto una dozzina). Per chi volesse essere ospitato dal centro, deve portare un sacco a pelo e una pila (non vi è corrente elettrica), oltre a una coperta che serve per la meditazione. La retta giornaliera per farsi ospitare dal centro è di 7 mila lire, che bastano per vitto e alloggio. L’accettazione e il tempo di permanenza sono però condizionati dal soggetto che si presenta e dal relativo parere espresso dalla direzione.
Il centro «Bhole Baba» è costituito da tre camere da letto (dove dormono donne e uomini separati da divisori), da un refettorio, da una biblioteca, da una stalla (vi sono due mucche) e da un laboratorio di falegnameria. Attualmente è in costruzione un nuovo tempio, secondo i dettami stilistici della tradizione indù. «In questo momento», dice Lisetta Carmi, «ospitiamo tre ex-tossicodipendenti. L’aiuto che diamo loro, anche se non siamo una comunità terapeutica, avviene con il lavoro. Devono trovare dentro loro stessi la forza per liberarsi dal loro problema».
A questo punto il discorso con Lisetta Carmi scivola sui perché in questo momento vi sia un così massiccio ritorno al mistico. La vita di ogni giorno, fatta di cose normali, è proprio così impossibile da vivere e si ha quindi la necessità di ricorrere al soprannaturale? «Babaji, che ha lasciato il proprio corpo il 14 febbraio dell’84 facendosi scoppiare il cuore, ha sempre detto che il paradiso si deve realizzare sulla terra». Come mai allora, in una comunità mistica del’Oregon, il guru Bhagwan Shree Rajneesh è stato coinvolto in uno scandalo di natura finanziaria (la sua segretaria-amante è fuggita con una cassa stracolma di oltre 40 milioni di dollari), facendo così intravedere dietro la copertura del ritorno al misticismo un colossale affare che ha tutti i connotati dell’imbroglio?
«Rajneesh», afferma Lisetta Carmi, cambiando per la prima volta la sua espressione sorridente, «non ha niente a che fare con noi, né con Babaji. È come se andassimo da Agnelli e chiedessimo conto di quello che succede, ad esempio, alla Ford».
Con un ragazzo del centro Bhole Baba visitiamo l’ashram. Entriamo nel tempio dopo aver tolto le scarpe, parliamo con gli altri residenti. È l’ora del pranzo: si prepara il forno per far cuocere il pane e nella pentola bolle già una minestra di cavoli. Al Bhole Baba si osserva uno stretto regime vegetariano.
Nella biblioteca due “devoti” di Bari catalogano i volumi.
Lasciamo il monastero indiano della Valle d’Itria dopo aver scambiato due chiacchiere con una famiglia di residenti: moglie incinta, marito e un figlio di due anni. Ci sono i problemi di ogni giorno, dal preparare il pranzo al far fare la pipì al piccolo.
Scrivi un commento