ALCHIMIA & DINTORNI
Fritjof Capra con il “tao della fisica” per superare il dominio dell’uomo sulla natura
Fritjof Capra con la sua teoria sul “Tao della Fisica”: di questo si parla nella rubrica “Alchimia & Dintorni” di Aleister. La vera Alchimia non mira infatti alla trasformazione del piombo in oro ma alla trasformazione dell’animo umano e al miglioramento di se stessi.
di Aleister
Fritjof Capra è un fisico e saggista nato a Vienna nel 1939. Dopo la laurea in fisica ha collaborato con diverse università e istituti di ricerca e ha fondato e diretto il Centro per l’alfabetizzazione ecologica a Berkeley in California, indagando il campo della fisica dell’atomo e della teoria dei sistemi. Ha pubblicato diverse opere di fama mondiale sulle implicazioni filosofiche della scienza moderna, in cui si avvicina a temi complessi senza dogmatismi e interrogandosi con approccio filosofico sulle conseguenze sociali della scienza
Sin dal suo primo libro, Il Tao della fisica, scritto nel 1975, egli auspica il passaggio da una visione del mondo meccanicista e riduzionista ad una visione sistemica ed ecologica. Un vero e proprio mutamento di paradigma capace di generare cambiamenti radicali in tutti i campi del sapere scientifico e della società. Una rinnovata concezione dell’essere umano che non si contrappone alla natura ma che ne è parte integrante, in modo da superare la tradizionale dicotomia fra mente e corpo. Accettando di essere parte integrante della natura l’uomo è in qualche modo spinto a superare una posizione di semplice dominio e sfruttamento delle altre forme di vita e dell’ecosistema nel suo complesso, per assumere un atteggiamento più responsabile verso la natura stessa che si traduce, molto pragmaticamente, anche nel “prendersi cura” dell’ambiente di cui è ospite, ma non padrone assoluto. Andando oltre la tendenza a spiegare gli eventi secondo una semplice logica di causa ed effetto che esclude ogni “complessità”, dalla scienza contemporanea l’universo non deve più essere visto come una macchina fatta di “mattoni elementari”, quanto piuttosto come una rete inseparabile di relazioni interconnesse. L’emergere di questa scienza sistemica nasce dalla convergenza simultanea degli sviluppi della fisica, della matematica, della biologia, della sociologia, dell’informatica e dell’economia che, sia pure a vari livelli e con differenti modalità di interpretazione, sono giunte a proporre un nuovo modo di pensare, non più in termini di conclusioni separate ma in termini di connessioni, relazioni e contesti globali. Se la trama della vita è costituita da reti di connessioni, e se l’uomo – con le sue produzioni culturali ed umanistiche – appartiene a queste reti, la conoscenza dei nodi attraverso i quali si stabiliscono le connessioni comporta un’immedesimazione dell’uomo così totale nella trama della vita da determinare un cambiamento profondo del suo stesso “essere nel mondo”, cioé tale da trasformarlo in uomo ecologico. Ecco, dunque, che la sua stessa evoluzione può essere vista non più come una lotta competitiva per l’esistenza, ma come una danza cooperativa in cui la creatività ne diviene la forza trainante. All’interno di questa “danza” della vita l’essere umano, che da un lato, con la sua fisiologia, è a contatto con i mondi cognitivi degli altri esseri viventi, dall’altro, con il linguaggio e con i concetti astratti e simbolici, costruisce un mondo inaccessibile alle altre specie viventi, arriva a dar vita a un nuovo mondo, quello della coscienza collettiva. A tale risultato l’ecobiopsicologia, nel panorama delle scienze della complessità, contribuisce in maniera determinante proponendo un modello a rete che lega il mondo della natura agli aspetti più sofisticati ed amplificati delle produzioni culturali umane, congiungendo ambiti diversissimi tra loro e che solo all’apparenza possono apparire contradditori. Essa agisce indagando il territorio dell’inconscio personale e più ancora quello dell’inconscio collettivo, in modo da evidenziare i tratti comuni o più significativi in relazione con il mondo naturale. È infatti nell’inconscio collettivo che l’ecobiopsicologia rintraccia quella dimensione del continuum secondo cui i fenomeni del mondo reale esprimono il loro accadere mentale e cognitivo. Ogni sistema vivente esprime un momento cognitivo, ma questo è inconsapevole dell’organismo vivente, che solo l’uomo con la sua autocoscienza e capacità di riflessione può cominciare a rendere esplicito. Dunque, tutti gli organismi viventi sono tra loro legati da reti cognitive inconsce che l’uomo, dotato di consapevolezza, può iniziare a conoscere nel loro significato, potendo “tradurre” il linguaggio inconscio degli organismi viventi in un linguaggio comprensibile alla coscienza.
Con Il Tao della fisica Capra prova a raccontare i misteri dell’esistenza tramite le connessioni tra la scienza occidentale, la filosofia e i culti e lo spirito della saggezza orientale, per rispondere alle mille domande che da sempre l’uomo si pone. Lo scopo dichiarato è dimostrare che esiste una sostanziale armonia tra lo spirito della saggezza orientale e le concezioni più recenti della scienza occidentale. L’autore prova, così, a spiegare i principali concetti, i paradossi e gli enigmi della teoria della relatività, della meccanica quantistica e del mondo submicroscopico. La conclusione è che la fisica moderna va ben al di là della tecnica: «la via – il Tao – della fisica può essere una via con un cuore, una via rivolta alla conoscenza spirituale e alla realizzazione di sé». Il che non è poco ed è confortante da sapere in un momento particolare come quello che stiamo vivendo.
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