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«Leggi tu, leggo anch'io... leggiamo insieme». I libri che rendono più ricca la nostra vita

“Sylvie” di Gérard de Nerval, per Umberto Eco fu subito amore a prima lettura

Continuiamo il nostro “viaggio” tra i libri che bisogna assolutamente leggere almeno una volta nella propria vita parlando di uno dei capolavori del Romanticismo francese: “Sylvie” di Gèrard de Nerval. Un racconto sul quale Umberto Eco ha scritto pagine su pagine di analisi del testo, producendo alla fine anche una sua traduzione, dato alle stampe solo qualche anno fa.

La prima edizione italiana di "Sylvie" di Gérard de Nerval, ormai introvabile

La preziosa prima edizione italiana di “Sylvie” di Gérard de Nerval, ormai introvabile

di Francesco Caroli

COME MAI Umberto Eco amò alla follia la bella Sylvie?
Innanzitutto chi è Sylvie?

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Gérard de Nerval (immagini web)

Gérard de Nerval (immagini web)

È un romanzo breve – o se vogliamo un lungo racconto – di Gèrard de Nerval. Poeta, traduttore e autore di racconti, de Nerval è considerato tra le figure di spicco del romanticismo letterario francese.
Nacque a Parigi il 22 maggio1808. La sua breve vita, che durò solo 47 anni perché al termine di una drammatica cupio dissolvi si impiccò a un cancello di una villa parigina nella notte tra il 25 e il 26 giugno 1885, fu segnata da un interminabile e ossessivo trauma infantile, che non riuscirà mai più a superare: la perdita della madre a soli due anni. Si pensa che alla base  delle celebri figure femminili descritte nei suoi racconti (ad iniziare da Sylvie) ci sia proprio la prematura scomparsa della madre.
Ma leggiamo qualche rigo dell’opera di Gèrard de Nerval (comunque pseudonimo di Gèrard Labrunie) e cerchiamo di scoprire il motivo dell’innamoramento di Eco per Sylvie.
Dopo alcune frasi dell’incipit (che ci descrive un uomo che ogni sera si “mostra”, su un palco di proscenio «nella sua alta tenuta di spasimante»), si entra nel vivo del racconto:

«Un’apparizione ben nota illuminava lo spazio vuoto, rendendo con un soffio o una parola la vita a quelle vane figure che mi circondavano. Io mi sentivo vivere in lei e lei viveva solo per me. Il suo sorriso mi colmava di una beatitudine infinita: la vibrazione della sua voce, così dolce e a un tempo così sonora, mi faceva trasalire di gioia e di amore. Ella aveva per me tutte le perfezioni…».

Sylvie, ovvero l’ossessione letteraria di Umberto Eco

Umberto Eco

Umberto Eco

Umberto Eco, in Sei passeggiate nei boschi narrativi, ci dice perché Sylvie di Gèrard de Nerval fu per lui «uno dei più bei libri che siano mai stati scritti».
«L’ho letto a vent’anni», precisa, «e da allora non ho mai cessato di rileggerlo. (…) Ne conosco ormai ogni virgola, ogni meccanismo segreto. (…) Ogni volta che riprendo in mano Sylvie, pur conoscendo a fondo la sua anatomia, e forse proprio per questo, me ne innamoro come se lo leggessi per la prima volta.»
Per l’autore de Il nome della rosa, il suo attaccamento a Sylvie è dovuto principalmente all’effetto nebbia che si crea dalla lettura delle pagine.
«Nerval», scrive Eco, «è riuscito a creare i suoi effetti nebbia lavorando su una sorta di partitura musicale. Come una melodia, che dapprima viene goduta per gli effetti irriflessi che provoca, ma più tardi permette di scoprire come una serie di intervalli inattesi abbia prodotto quegli effetti. Questa partitura ci dice come, attraverso il gioco degli “scambi” temporali, al lettore venga imposto un “tempo” musicale.» Il meccanismo principale di Sylvie è infatti la continua alternanza di sguardi all’indietro e sguardi in avanti. Cioè di quei due movimenti narrativi  importanti definiti “analessi e “prolessi”, e su certi gruppi di analessi che sono come “scatole cinesi”. E in queste scatole cinesi il lettore pare alla fine perdersi in un andare indietro e in avanti nella narrazione, tanto da chiedersi al termine della lettura delle 62 pagine della prima edizione italiana ormai quasi del tutto irreperibile del libro (Opere da tre soldi per quattro gatti, giugno 2013): «Ma chi è questa Sylvie?». Ed è nel rispondere a questa domanda che Eco riprende infine in mano il testo per dipanare una volta per sempre la tela costruita da Nerval in modo così sapiente. Infatti, Umberto Eco, in quella sua continua lettura e rilettura di Sylvie, decide al termine di un lungo percorso di analisi del testo di operare una propria personale traduzione, data alle stampe da La Nave di Teseo giusto nel 2024, dove sono a confronto uno di fronte all’altro sia il testo in francese che quello in italiano. Un’occasione da non perdere per leggere l’opera di Nerval sia nell’intonazione musicale della lingua francese che in quella più ritmica della lingua italiana. Insomma due modi di approcciarsi a una delle più belle “sinfonie” della letteratura non solo francese ma mondiale.

La copertina di Sylvie di Gérard de Nerval nella traduzione di Umberto Eco

La copertina di “Sylvie” di Gérard de Nerval nella traduzione di Umberto Eco

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