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ALCHIMIA & DINTORNI

Alberto Magno e la continua ricerca di un compromesso tra magia e cristianesimo

Alberto Magno (in due immagine web)
Alberto Magno (in due immagine web)

Alberto Magno (in due immagine web)

di Aleister

Una delle più importanti opere di Alberto Magno

Una delle più importanti opere di Alberto Magno

ALBERTO MAGNO nacque a Laningen, in Germania, secondo le fonti più accreditate nell’anno 1193. Svolse i suoi studi a Padova, dove prese contatti con l’ordine dei Domenicani, di cui entrò a far parte. Insegnò a Padova, a Bologna ed in vari altri conventi in Germania. Nel 1245 fu mandato dai suoi superiori all’Università di Parigi, dove fu nominato magister (docente universitario) di Teologia; qui lesse le traduzioni dei testi arabi e greci di Aristotele. Fu allora che Alberto cominciò a cimentarsi con l’arduo compito, di chiaro stampo sincretistico, di presentare l’intero corpus di conoscenze in un’opera unica che comprendesse scienze naturali, logica, retorica, matematica, astronomia, etica, economia, politica e metafisica. Scrisse commentari su tutte le opere di Aristotele. Fu in seguito nominato Vescovo di Ratisbona e ottenne una cattedra domenicana di Teologia a Colonia, dove portò con sé il suo discepolo Tommaso d’Aquino, che iniziò al sapere aristotelico. Nella stessa città di Colonia morì nel 1280. Fu beatificato nel 1622; venne proclamato santo da Papa Pio XI e acclamato ufficialmente dottore della Chiesa nel 1931.
Più di ogni altro alchimista della sua epoca, Alberto Magno fu considerato guida e modello da intere generazioni a venire, e a buon diritto è considerato la figura più importante della cultura latina e delle scienze naturali del XIII secolo. Teologo e filosofo autorevole, illuminò di nuova luce la filosofia aristotelica, mediante una progressiva apertura culturale ai principi dell’ebraismo e dell’islamismo. I suoi scritti compaiono in tutte le antologie di letteratura religiosa dell’epoca. Alberto Magno fu una figura chiave nel processo di integrazione della filosofia aristotelica nella scolastica medievale e nella ripresa degli studi di scienze naturali che essa ispirò. Introdusse nel mondo occidentale un corpus di scritti filosofici e scientifici ancora sconosciuti, all’inizio del XIII secolo, ai filosofi e ai teologi europei, che provocò violente dispute nei circoli accademici. Queste opere in lingua latina, basate su traduzioni arabe degli scritti di Aristotele, erano spesso accompagnate da commentari arabi, soprattutto di Avicenna e Averroè. Esse presentavano una prospettiva teorica del tutto nuova per la tradizione scolastica cristiana, che si limitava alla conoscenza della logica aristotelica filtrata dall’interpretazione agostiniana e neoplatonica. Alberto fu autorevole studioso e commentatore di questi scritti, ai quali, tuttavia, non risparmiò severe critiche, mosse sulla base di osservazioni empiriche molto accurate.
Nella sua Summa theologiae cercò di conciliare l’aristotelismo con le dottrine cristiane: egli riteneva che la ragione umana non potesse contraddire la rivelazione, ma difese il diritto dei filosofi a indagare i misteri divini. Gli altri suoi scritti trattano di fisica, zoologia, astronomia, botanica, mineralogia, geografia, astrologia, nonché di magia, alchimia ed ermetismo. In particolare Alberto tentò di trovare un compromesso tra la magia e la teologia cristiane e, a tale scopo, operò una distinzione tra i vari tipi di magia. Esisteva, asserì, una magia diabolica o “magia nera”, che implicava contatti con le forze demoniache e l’uso di incantesimi e malefici. In questa categoria rientravano la stregoneria e l’evocazione degli spiriti, vestigia dell’antica tradizione pagana. All’opposto c’era la cosiddetta magia naturale o “magia bianca”, che si basava sui principi propri della natura e sull’influenza delle stelle, ed escludeva qualsiasi possibilità di erronee manipolazioni da parte dell’uomo. Questa era la magia praticata dai tre “saggi” o “magi” venuti ad onorare Gesù al momento della sua nascita. Nei suoi scritti scientifici Alberto Magno delinea, poi, un terzo tipo di magia, ispirato in grande misura all’ermetismo, fondato sul principio dell’interrelazione tra microcosmo e macrocosmo, e che fa riferimento alle “virtù occulte” delle piante, delle pietre, del sangue degli animali, degli amuleti e dei talismani. È la cosiddetta “magia naturale”, che ricomprende anche l’alchimia. La magia ermetica comprendeva, però, elementi che Alberto, in base alla suddetta definizione, considerava diabolici. In altre parole, nei suoi scritti teologici Alberto Magno condanna ciò che invece ammette negli scritti scientifici. Questo in quanto lui era pur sempre un domenicano, operava all’interno della chiesa e doveva necessariamente mostrarsi prudente per non incorrere nelle facili accuse di eresia o, peggio, di stregoneria.
Pare che Alberto Magno sia riuscito a fabbricare la Pietra filosofale. Le sue opere più note in ambito alchemico sono Le Grand Albert e Le Petit Albert, il Grande Alberto e il Piccolo Alberto (un’epitome del primo e più completo testo). Il Grande Alberto è chiamato anche “Il Libro dei Segreti” e consiste in una raccolta di ricette di magia naturale che riguardano le proprietà e le corrispondenze magiche di pietre e piante. In questi testi Alberto Magno elenca gli errori nei quali cadono più spesso gli alchimisti ed accenna alle regole a cui si debbono attenere, precisando che la prima e la più importante di esse è la segretezza: primum tacere. Un consiglio che, per la verità, si rivela utile anche in campi che esulano dall’alchimia e che faremmo bene, qualche volta, a tenere a mente.

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