ILNUOVOPAESE.IT del 17/23 ottobre 2024, Numero 42 (Anno XIV) - IN COPERTINA
Estate 2024 rovente: fermare ad ogni costo il riscaldamento del pianeta!
di Francesco Caroli
UN’ESTATE CALDA come quella che pian piano ci sta lasciando, non c’è mai stata! Si pensava che quella dello scorso anno avesse raggiunto il picco più alto. Invece quella del 2024 ha raggiunto e in alcuni casi superato il 2023. Tutti ricordano i caldi mesi di luglio-agosto appena trascorsi come una sorta di incubo. Anche coloro che affermano di sopportare benissimo il solleone estivo, hanno dovuto ammettere che il caldo quest’estate è stato eccessivo.
In Sicilia si assiste al fenomeno della desertificazione, che sembra a questo punto inarrestabile. A luglio, a Palermo, l’acqua è stata razionalizzata, con i rubinetti a secco per diverse ore al giorno. Il simbolo dell’emergenza idrica nell’isola è il lago di Pergusa, in provincia di Enna, un piccolo bacino salmastro, l’unico lago naturale dell’isola che normalmente si alimenta con acqua piovana. Ebbene, dopo mesi di caldo asfissiante e di mancanza di precipitazioni atmosferiche, l’acqua, nel bacino non c’è più, ed è ormai ridotto a terra e fango.
Il livello degli invasi siciliani delle riserve d’acqua si sono ridotti del 50 per cento nello stesso periodo dello scorso anno. In dodici mesi – come si apprende da internet – si sono persi 261 milioni di metri cubi, con dei bacini dove il riempimento è sotto del 90 per cento. Per questo, vista la situazione di emergenza idrica in Sicilia, il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza, stanziando venti milioni di euro per fronteggiare la crisi. Anche se il presidente della regione siciliana, Schifani, di milioni ne aveva richiesti ben 130. Nel frattempo si pensa a soluzioni estreme, come rendere potabile con un dissalatore l’acqua marina. E in molti comuni dell’isola si è iniziato a razionalizzare l’acqua. La Marina militare in più occasioni ha rifornito Agrigento e Gela con navi cisterna.
Ma l’estate 2024 non è stata un inferno soltanto per la Sicilia. Agosto è stato il mese più caldo a livello globale e il secondo più torrido per l’Europa. E l’estate boreale, vale a dire i mesi che vanno da giugno ad agosto, è risultata la più rovente per il Pianeta e per il nostro continente.
C’è quindi un cambiamento climatico da affrontare con urgenza! Si teme infatti che gli eventi estremi collegati all’aumento della temperatura globale non potranno che diventare in futuro più intensi, con conseguenze sempre più devastanti per le persone e l’intero pianeta. A meno che non si intervenga con urgenza per ridurre le emissioni dei gas serra di almeno il 55 per cento!
La Global Commission on the Economy and Climate sostiene che il 2030 sarà l’anno in cui il punto di non ritorno, ossia quel momento dopo il quale non sarà possibile fermare i cambiamenti climatici, sarà superato.
Secondo quanto previsto dalla normativa europea sul clima, i paesi dell’UE devono pertanto ridurre le emissioni di gas a effetto serra in modo consistente entro il 2030. L’obiettivo: rendere l’UE climaticamente neutra entro il 2050.
In Kenia, Somalia, Cina, Filippine, Pakistan, Etiopia, India, Brasile, Bangladesh e Malesia hanno dovuto registrare il drammatico fenomeno di una crescita esponenziale di persone che sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni a causa dei disastri climatici: da 3,5 milioni nel 2013 a 7,9 milioni nel 2023, cioè il 120 per cento in più rispetto a dieci anni fa.
In tale contesto tutti i governi nazionali devono muoversi al più presto e ridurre drasticamente le emissioni di gas serra, isolando complessivamente chi nega che sia in atto un riscaldamento globale del pianeta. Per questo occorre con urgenza iniziare una politica che isoli le lobby dell’energia e dell’industria pesante. Entrambe sostenute da think tank conservatori e organi di informazione di destra, molto spesso statunitensi. Le prossime elezioni presidenziali americane saranno dirimenti: possono segnare un punto di svolta importante o un preoccupante punto di non ritorno nel riscaldamento globale del nostro pianeta.
L’allarme è sacrosanto perché supportato da evidenze ormai indiscutibili. La fase d’incertezza dovuta all’incompletezza di dati sperimentali ripetibili e replicabili è terminata e le conclusioni di migliaia di rapporti scientifici inoppugnabili al meglio delle nostre tecnologie analitiche. La reazione dei politici e degli amministratori è derisoria, se non talvolta addirittura ostile (com’è il caso recente del presidente di Confindustria). Allora, tutto è perduto? Secondo me no, ma solo a condizione che i GIOVANI, a livello planetario (o quasi), si concertino per una reazione-azione incisiva dopo una presa di coscienza collettiva. Noi, i loro genitori, all’evidenza abbiamo fallito.
Grazie Roberto, l’unica speranza è che ci sia una mobilitazione generale che parta dai giovani e coinvolga tutti,anche coloro delle generazioni passate che hanno le maggiori responsabilità nel consegnare ai propri figli e nipoti un pianeta ormai allo stremo.
É il progresso incontrollato che ci ha portato al riscaldamento globale, se ci fermassimo per tempo e facessimo atti concreti credo che potremmo avere risultati per un futuro migliore di quello che ci aspetta se rimaniamo fermi. Ma non deve essere solo un pensiero, soprattutto azioni che ci portino a riflettere e agire. La poesia che è alla fine dell’articolo prende atto dal 2009 che è tempo di fermarci. Tutti dovrebbero fermarsi e fare qualcosa per un futuro migliore da dare ai nostri figli, nipoti.