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ALCHIMIA & DINTORNI

Acqua, terra e aria: i tre principi dell’anima per il monaco benedettino Basilio Valentino

La reazione di Adamo rielaborata dall'Intelligenza artificiale (immagine Web)

Del processo della Creazione secondo il monaco benedettino Basilio Valentino, considerato come “Potenza dell’Alchimia”, si parla questa volta nella rubrica “Alchimia & Dintorni”. La vera Alchimia non mira infatti alla trasformazione del piombo in oro ma alla trasformazione dell’animo umano e al miglioramento di se stessi.

La reazione di Adamo rielaborata dall'Intelligenza artificiale (immagine Web)

La Creazione di Adamo rielaborata dall’Intelligenza artificiale (immagine Web)

 di Aleister

Basilio Valentino

Basilio Valentino

PER QUANTO è dato sapere Basilio Valentino sarebbe stato un cavaliere e monaco benedettino nato a Magonza nel 1394 e presente nel 1413 nel monastero di San Pietro a Erfurt. Il nome è evidentemente allegorico e ben si presta ad essere ricordato come “potenza dell’Alchimia”. Poco o nulla si sa della sua vita: nei suoi libri lui stesso accenna ad un pellegrinaggio fatto a San Giacomo di Compostela e a viaggi in Belgio e in Inghilterra; si dice che i suoi resti riposino sotto una tavola di marmo dietro l’altare maggiore della Cattedrale di Erfurt. Secondo un’altra opinione abbastanza accreditata Basilio Valentino sarebbe uno pseudonimo usato da uno o più autori tedeschi, sotto il quale furono pubblicate tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII varie opere di argomento alchemico e chimico. La loro data di composizione, infatti, non coincide con l’epoca in cui sarebbe vissuto il monaco e va spostata almeno a dopo la metà del XV secolo (vi si accenna, ad esempio, all’uso dell’antimonio nella fabbricazione dei caratteri da stampa, alla sifilide come “nuova malattia francese” o “nuova malattia dei soldati”, alla scoperta dell’America), o forse addirittura al XVI secolo inoltrato, dato l’evidente influsso su di esse degli scritti più tardi di Paracelso. Secondo un’altra ipotesi l’autore sarebbe lo stesso editore della maggior parte dei libri, un certo Johann Thölde. La stessa leggenda della scoperta fortuita dei manoscritti originali, scaturiti come per magia dall’interno di una colonna dell’Abbazia di Erfurt, colpita da un fulmine e poi sempre magicamente ricompostasi, appare chiaramente un racconto miracolistico.
Tali opere, scritte in latino e in tedesco, sono state in seguito tradotte in varie lingue da studiosi di Alchimia, a partire da Michael Maier (1618) fino ad Eugène Canseliet (1956); la più famosa di esse (e sicuramente autentica), Il Carro trionfale dell’Antimonio, descrive il metodo per ottenere l’ammoniaca facendo reagire sali alcalini con cloruro d’ammonio e per produrre l’acido cloridrico acidificando una salamoia.
Il processo della Creazione, secondo Basilio Valentino, avviene mediante la Congiunzione di un’influenza celeste con le proprietà degli astri; da questa Congiunzione nasce una terza sostanza, terrestre; da questa terna nascono e appaiono gli Elementi Acqua, Aria e Terra; tali Elementi – stimolati dal Fuoco sotterraneo – tendono a produrre un corpo perfetto. Quindi, i tre Principi Primi (l’influenza celeste, le proprietà degli astri e la sostanza terrestre) danno origine, grazie agli Elementi, ad un corpo. Questi tre Principi Primi sono chiamati Anima intrinseca, Spiritus impalpabilis, corporea visibilisqe Essentia. La differenza tra l’uomo e gli animali starebbe nel fatto che agli animali manca l’Anima (nonostante il termine suggerirebbe il contrario), ed è per questo che solo l’uomo, dopo la morte, può sopravvivere – rinascendo – in un corpo glorificato. Una volta che l’Anima ritornata abita in un corpo, il corpo, l’anima e lo spirito si saldano in una cosa sola, e mai potranno essere separati per tutta l’eternità. Lo spirito e il corpo, dunque, si riuniscono; ma è l’Anima che ha il ruolo e la funzione di legarli insieme lungo lo svilupparsi dei processi alchemici: in assenza dell’anima il corpo potrebbe diventare fisso, ma lo spirito non lo seguirebbe in tale fissità (poi dicono che i testi alchemici sono oscuri…).
Azoth copiaAzoth, ovvero L’Occulta Opera aurea dei filosofi, esce nel 1613 contemporaneamente in tedesco e in latino, presso un editore di Francoforte. L’edizione tedesca viene attribuita dallo stesso editore ad un “diligente amatore della materia”; quella latina, riproposta nelle collezioni tradizionali col nome di Theatrum chemicum o Bibliotecha Chemica Curiosa, viene attribuita ad un certo Basilius Vicentinus ed è stata tradotta da Georgius Beatus. La prima attribuzione dell’Azoth a Basilio Valentino è rintracciabile nella traduzione francese pubblicata nel 1624 a Parigi. Quest’opera si rivela di fatto come coerente convergenza di un’Alchimia ormai consolidata dalla pratica paracelsica e di un’ideologia rosacrociana, con le sue note asprezze riformiste e antiromane. Il trattato è diviso in due parti. La prima, in forma di dialogo, sostiene la tesi di un abbandono al fervore sapienziale, esortando ad un’esercitazione riflessiva che, partendo dal “Libro della Natura”, metta a paragone il desiderio al compimento della fede. In tal modo l’iniziando è esortato ad integrare la propria devozione con una pratica pia che miri all’invenimento alchemico: la rielaborazione operante dello stato di grazia primigenio, condotta rammentando costantemente la vicenda salvifica di Cristo, archetipo alchemico per eccellenza. La seconda parte, pratico-operativa, corredata da quindici illustrazioni, presenta una teoria di testi ermetici tradizionali con cui chi vuole affrontare la materia è chiamato a cimentarsi. Si tratta di una serie di “quesiti” che non richiedono spiegazione se non nel loro intimo accento e nella meditata filologia di ciascun lettore. Com’è noto, d’altronde, l’enigma, la decostruzione del proprio orgoglio razionale, sono sempre alla base di un testo alchemico. Il quesito irrisolvibile può infatti far riverberare, per Grazia, nel nostro indurito flusso di coscienza, quell’Azoth “proteico e camaleontico” che deve portarci alla riscoperta della semplicità devozionale nascosta, ma non cancellata, dalla lussureggiante foresta metaforica del dettato alchemico.

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