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Il programma e le origini di una festa religiosa molto sentita nel Foggiano

Alla fiera della Madonna dell’Incoronata

Un momento della Festa della della Madonna dell'Incoronata

di Natia Merlino

Un momento della Festa della della Madonna dell'Incoronata

La Festa della della Madonna dell’Incoronata (Immagine internet)

CON IL declinare dell’estate ci si proietta in nuovi bisogni materiali, bisogni a cui l’uomo provvede andando alla ricerca di oggetti, utensili, cibi utili per affrontare le prossime nuove stagioni, l’autunno e l’inverno. E lo fa ancora in un clima di festa, quello che porta con sé la “fiera”. Non a caso, il primo significato del latino feria è giorno di festa e i giorni di festa, soprattutto nella società rurale, erano l’occasione sì per celebrazioni e festeggiamenti, ma anche per grandi mercati.
Nel tempo non è mai venuto meno il modus operandi delle fiere: mercati simili a mostre che durano diversi giorni, in cui concludere affari vantaggiosi e accordi economici per l’anno lavorativo, così il latino feria ha passato il suo nome a quel particolare mercato.
Le fiere si sposano con i tempi, per cui la fiera dei nostri nonni la immaginiamo con mucche, pecore, cavalli, cibi nostrani, come un paesaggio di fiaba, di quelle fiabe in cui si va alla fiera a vendere l’asino. Nei tempi più antichi, la fiera era quasi un rito, era un evento aspettato con gioia, era quasi obbligatorio andarci.
Evidenziando con dei tasselli le fiere che si svolgono in Puglia, ne verrebbe una cartina geografica dal percorso variopinto e consolidato, percorso che si snoda da San Severo, passando per Apricena, fino al Capo di Leuca, una cartina esplicativa del successo di questo “tempo dell’anno”.
Risentendo gli echi dei nostri ricordi di Apricena (FG), si sente il tintinnio dei piatti e bicchieri abilmente sbattuti sul bancone dai negozianti per dimostrare la loro resistenza. Il richiamo era attraente, tutti si fermavano e quasi tutti alzavano la mano per accaparrarsi il pacco piatti o bicchieri, soddisfatti per la buona occasione. Le bambine e le donne aspettavano la fiera per acquistare utensili di cucina provenienti dall’Abruzzo, utili al corredo delle giovani spose. Vi era una smaniosa curiosità di camminare tra quei canestri e sedioline realizzate a mano, toccare per sentirne la lavorazione, curiosare tra centrini sapientemente esposti come offerta di una casa curata nei minimi particolari. Per i bambini, e non solo, era la felicità salire sui trattori (poi macchine) in esposizione. Le strade della “Città del Marmo e della Pietra” si abbellivano per l’esposizione della pietra, che tanto ha dato e dà ad Apricena. Animali, non solo apricenesi, vivacizzavano il tutto e acquistati per la provvista di carne; si acquistava il maiale, ad esempio, per crescerlo in casa e macellarlo intorno a Natale.
La Fiera di Apricena ha origini che risalgono al 1495 con il re Carlo VIII, che ne concesse lo svolgimento nei giorni di maggio. Dal 1878 i giorni della Fiera vengono fissati alla seconda domenica di settembre, per cui essa mutò il suo nome da “Fiera degli animali” a “Fiera di Santa Maria”. Inoltre, la vendita degli animali si ebbe fino al 1974, subentrando da quell’anno il divieto.
Questa tradizione popolare, vivissima allora, continua comunque a rivivere, sebbene in altri toni legati ai nuovi tempi.
Nel territorio, la Fiera dell’Incoronata a Foggia era una delle più antiche, come si evince dal libro di Janet Ross La terra di Manfredi, che annota come: “de jennaro 1259 Re Manfredo venne in Puglia a fare la caccia de la Incoronata, che havia 7 anni che non era stata fatta, et ce foro chiù de mille et quattrociento perzune”, descrivendo poi particolari pittoreschi: «Vicino alla chiesa dentro piccole baracche di legname si faceva gran commercio di rosari, giocattoli, dolciumi di dubbio aspetto, tamburelli, nocciuole. Il nostro cocchiere voleva che anche noi rendessimo omaggio alla Madonna girando tre volte intorno alla chiesa, ma la polvere era soffocante ed il caldo oppressivo, per cui ci rifiutammo con grande sua mortificazione». A quei tempi, lo svago principale della fiera era il ballo.
Certo, la Fiera del Levante di Bari è quella che identifica maggiormente la Puglia, «Un mito – così Giuseppe Giacovazzo – che torna festoso e materno: musa dell’infanzia per noi, emozione di un primo viaggio a Bari. E anche sentimento di apertura al mondo, alle vite diverse, scoperta di altri volti mediterranei. Angoli esotici, colori, vestimenti, suoni, favelle inconsuete».
Alla Fiera del Levante (che nel 1933 si chiamava la Fiera di Bari), già negli anni ‘50 si poteva assistere a spettacoli circensi di grande impatto emotivo, specialmente per i più piccoli. La Fiera era un momento per tutti, era l’appuntamento settembrino annuale che annunciava alle famiglie pugliesi la fine delle vacanze estive e l’inizio dell’autunno. Per Guido Piovene, proprio in riferimento agli anni ‘50: «… il fatto fondamentale di Bari è la Fiera del Levante, che rimane lo strumento più adatto per il commercio coi paesi orientali ansiosi d’industrializzarsi e perciò tutti compratori in potenza, ed il fatto nuovo è che essa ha trasferito in parte il suo raggio d’azione, volgendosi verso l’interno: è una scuola per l’intero sud e vuole essere un anello di congiunzione tra Settentrione e Mezzogiorno e favorire quella perequazione che oggi la nazione esige per il suo equilibrio politico. Bari vive due mesi sulla Fiera, ed è quella di Bari la fiera generale del sud come la Fiera di Milano lo è del nord: questa nasce come riflesso di una situazione raggiunta, quella di Bari ha una funzione dinamica, è strumento di trasformazione» (in Viaggio in Italia).
Arrivando nel Salento, l’istituzione Fiera è rispettata, benché priva delle tradizioni del passato, di quella genuinità antropologica, a favore di un mercanteggiare affaristico, di un divertimento effimero.
Negli anni, inoltre, le fiere si sono anche settorializzate: ci sono fiere monotematiche (della cioccolata, dell’artigianato), fiere d’esposizione (le Expo), fiere patronali di paese.
Resta tuttavia un momento magico, che andrebbe annoverato quale patrimonio della Puglia, antica e moderna.

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