Nel 1992, l’idea di un giornale che riuscisse a intercettare quelle che erano allora le istanze di rinnovamento e cambiamento del Paese attraverso la «lettura» di quanto accadeva in ogni singolo paese della Valle d’Itria e del Comprensorio dei Trulli e delle Grotte, portò a un confronto serrato fra le parti e i soggetti interessati al varo di un «nuovo» organo di informazione locale. Per alcune circostanze, il primo Numero Zero di questo «progetto» prese forma domenica 18 aprile 1993, giorno in cui si votavano gli otto referendum popolari istituzionali, fra i quali quello che portò in seguito alla riforma elettorale in senso maggioritario, che aboliva il proporzionale e il voto di preferenza. Da qui, la decisione di dare alla testata «Il Paese» – com’era intenzione di denominarla nell’originario intento – la connotazione di «nuovo». Nell’editoriale di apertura de «Il Paese Nuovo», il direttore Francesco Caroli affermava: «C’è in giro, da qualche tempo, un desiderio e un bisogno di aria più nuova, più pulita, meno inquinata dai tanti “veleni” che questo secolo porterà in eredità ai prossimi futuri anni del Terzo Millennio. Nel Paese. Nei nostri paesi. A Milano, Roma, Bari o Taranto, così come a Cisternino, Crispiano, Locorotondo, Alberobello e Martina Franca».
«Il Paese Nuovo» nacque quindi da un lungo e intenso dibattito interno tra tutti i soggetti protagonisti – coinvolti in un progetto «a rete» – che in quel momento disegnarono un giornale locale libero da condizionamenti di sorta, sia politici che economici. Un’idea «giornale» dunque aperto soltanto alle esigenze dei propri lettori, che sempre rivendicano a giusta ragione il diritto a un’informazione svincolata da qualsiasi interesse occulto. Un giornale perciò inteso come «prodotto culturale» da confezionare a uso e consumo dei propri lettori e sostenuto attraverso la vendita nelle edicole e degli spazi pubblicitari. Da quel dibattito e da quel confronto, derivò poi l’esigenza di apporre sotto la testata la dicitura di «giornale indipendente»; indipendente non dalle proprie opinioni ma dalle pressioni di qualsivoglia potentato economico o politico. E costituire un’«alternativa» all’informazione paludata e sempre legata al potere dell’informazione locale pugliese. Il progetto di questo «nuovo» organo dell’informazione locale fu portato avanti con alterna fortuna per dodici anni, sino a quando la testata veniva rilevata da un gruppo editoriale di Lecce, che lo portava dapprima nelle edicole come «quotidiano del Salento», poi in rete come giornale online.
Sulla scia della precedente esperienza, sabato 2 luglio 2005 veniva fondata una nuova testata giornalistica: «Il Nuovo Paese». Nell’articolo di fondo di questa rinnovata «avventura» editoriale, Francesco Caroli poneva non più certezze ma questioni aperte: «Un nuovo Rinascimento? O un nuovo Medioevo? Che cosa riserva all’umanità tutta il futuro? Davanti a noi ci sono due strade, due possibilità: ritornare indietro, alla velocità della luce, nei secoli bui della santa inquisizione, della fiducia cieca nella “dottrina”, oppure continuare sulla strada di una concezione laica di progresso, di conoscenza, di crescita civile e sociale, dell’integrazione fra i popoli, del riscatto dalla povertà e dalla schiavitù di masse non indifferenti del nostro pianeta. Come sempre sono queste le due forze in campo: il bianco e il nero, il paradiso e l’inferno, le armate della restaurazione e quelle del progresso (…). Il “cambiamento”, anche se soffocato, rallentato e ostacolato, c’è stato, forse più di quello che viene avvertito di primo acchito. Possiamo ben dire che l’anelito a un Paese “nuovo” è diventato cosa concreta. Quel “nuovo” è entrato nel “Paese” divenendone parte integrante: ecco allora il motivo profondo del nostro cambiamento da “Paese Nuovo” a “Nuovo Paese”. Questo forse significa stare nella storia». Come nella storia siamo pure stati con la decisione, dolorosa ma inevitabile, maturata nel gennaio 2010 di sospendere le pubblicazioni de «Il Nuovo Paese», come tutte le testate giornalistiche in Italia attanagliato da una crisi economica ma soprattutto tecnologica. Ritornare ora, come testata «indipendente» nel web, è riprendere in modo diverso, ma sostanzialmente identico alle istanze originarie, la nostra strada sul difficile e impervio campo dell’informazione in Italia.
Giornalista e scrittore. Esperto in problemi della comunicazione, si è sempre battuto per un’informazione svincolata dagli apparati politici, economici e istituzionali. Nel 1979 ha lavorato per la Rai regionale pugliese ad alcune inchieste in una trasmissione radiofonica. Dal 1979 al 1994 è stato redattore e collaboratore del “Quotidiano” di Lecce. Nel 2002 ha partecipato alla breve stagione di “Paese Nuovo”, inserto pugliese de “l’Unità”. Ha fondato e diretto in Puglia due giornali locali di informazione indipendenti. Numerose le collaborazioni a testate giornalistiche. La sua attenzione si è rivolta in particolare ai processi di democratizzazione nella stampa pugliese e meridionale. Diversi i suoi articoli su potere e informazione nel Sud.
Nel 2007 ha pubblicato, nella collana “Vento Cardinale” delle Edizioni Pugliesi, Dimensioni iperboliche, raccolta di poesie, racconti, pensieri e aforismi giovanili. Nel dicembre 2010 ha pubblicato per le Edizioni Schena Nel Nostro Anno – Il racconto di un’epoca, che comprende due racconti di una “trilogia del divenire”: Il volo della rondine e 1950. Nell’ottobre 2012 ha pubblicato Fermare il mondo con un dito – Raccolta di poesie senza preciso movente (Edizioni Montecovello). In aprile 2014, viene completata la trilogia pubblicando per le Edizioni Schena Noi ragazzi del ’78 e il ricordo di un’estate italiana, rievocazione degli anni di piombo attraverso la storia del protagonista. Un’ampia appendice storica e d’inchiesta, dal titolo Se ci fosse luce, completa il libro. L’opera è stata premiata (sesta pari merito) alla XI^ edizione del «Premio Nazionale di Arti Letterarie Città di Torino 2014» e ha ricevuto il premio speciale «Pier Paolo Pasolini» alla prima edizione del Premio letterario “Fortuna Dautore” che si è tenuto a Bari il 14 febbraio 2015. L’artista Franco Fassone si è ispirato al titolo del libro (Noi ragazzi del ’78 e il ricordo di un’estate italiana) per realizzare un suo quadro, esposto a febbraio 2015 nella galleria d’arte di Torino in via Rubiana. A settembre 2016 ha pubblicato per le edizioni Montedit Le parole il loro silenzio (… e lo sfrigolio che fa prima il pensiero), una raccolta di poesie «nel tempo e nello spazio». Ad aprile 2017 ha pubblicato STAMPA. Quel modo nuovo di fare informazione (Artebaria edizione). Sottotitolo: «La “notizia” come si determina e si riproduce dall’estrema periferia del “Villaggio globale”. Cinquant’anni di cronache dalla Puglia e il “caso” Martina Franca». Si tratta di una raccolta degli articoli più significativi pubblicati in varie testate in circa cinquant’anni di attività giornalistica. Nel libro in primo piano vi sono fra le altre le testimonianze e le interviste raccolte da Piero Ottone, Franco Rositi, Paolo Grassi, Flaminio Piccoli, Giuseppe Vacca, don Andrea Gallo, Armando Gnisci, Mirella Bentivoglio, Enrico Crispolti, Guido Le Noci, Antonio Paradiso, Lisetta Carmi, Carlo Betocchi, Giacinto Spagnoletti, Rita Borsellino.
Nel marzo 2020 con il Gruppo editoriale CTL di Livorno pubblica il romanzo IL TARLO. I protagonisti sono due donne e dieci uomini. I loro punti di vista si alternano cercando di disegnare una sorta di trama sinfonica nel racconto. Alla fine del libro si chiede il coinvolgimento diretto del lettore, libero in quel momento di definire un “proprio” finale ad hoc.
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