Print This Post Print This Post

Cambiano i tempi, cambia il linguaggio. E l'accademia della Crusca accetta i nuovi termini

Da “petaloso” a”rizz”. Per la generazione Z il vocabolario è in continuo mutamento

La generazione Z, ragazzi nati tra il 1997 e il 2012 (immagine internet)

di Valeria Meli

 La chiamano generazione Zeta. Si tratta dei giovani nati tra il 1997 e il 2012. Oggi ventenni, questi ragazzi e ragazze hanno sperimentato l’uso di Internet e dei social media da quando sono nati. Hanno da sempre utilizzato le piattaforme digitali per socializzare e, negli anni della pandemia, anche per studiare.

La generazione Z, ragazzi nati tra il 1997 e il 2012 (immagine internet)

La generazione Z, ragazzi nati tra il 1997 e il 2012 (immagine internet)

Ciò che molti non sanno è che questa generazione è in grado di influenzare le mode anche in termini linguistici, soprattutto in inglese, una lingua storicamente molto aperta ai nuovi termini, quelli che gli esperti di lessico chiamano neologismi.
Ma una parola, si sa, non deve solo essere inventata per essere accolta dai dizionari; è necessario infatti che abbia un significato chiaro e condivisibile e che venga utilizzata da più persone.
Molti lettori ricorderanno ad esempio l’aggettivo petaloso, inventato “per errore” in Italia da un bimbo di otto anni. Era il 2016 quando Matteo utilizzò questo aggettivo per descrivere un fiore con tanti petali. In quell’occasione la maestra segnalò l’errore: bello, ma pur sempre un errore.
“Petaloso” non era registrato da nessun dizionario. Ma Matteo, caparbio com’era, insieme alla sua maestra, interpellò gli studiosi dell’Accademia della Crusca che, per tutta risposta, fecero notare che il termine per entrare nel dizionario doveva essere usato da molte persone. E la risposta social non tardò ad arrivare. Dopo migliaia di condivisioni l’aggettivo venne accolto dai dizionari on line.
E veniamo quindi alla storia dell’ultimo termine che sta prendendo piede tra la generazione Z: essa è rizz.
Rizz è stata eletta dai lessicografi e dall’editore dell’Oxford University Press come parola dell’anno 2023. Nata dalla contrazione della parte centrale dell’inglese “charisma” (carisma in italiano), il termine “rizz” viene usato per esprimere un concetto a metà strada tra capacità di sedurre e possedere charme. A differenza di “petaloso” non nasce per errore, ma era già in uso tra i parlanti della generazione Zeta nel 2022, prima di entrare nel dizionario.
Tutto ha inizio con un’intervista a Tom Holland. L’attore britannico, famoso per aver interpretato Spiderman, in un’intervista al sito d’informazione Buzzfeed usa il vocabolo “rizz” per ironizzare sulla sua immagine di seduttore, dicendo: “Non credo d’avere assolutamente alcun rizz”. Poi la condivisione sui social ha fatto il resto. In brevissimo tempo, il termine è entrato nell’uso comune tra i più giovani.
Dal nome è anche nato un verbo: “to rizz up”, che vuol dire attrarre, sedurre o semplicemente chiacchierare con una persona allo scopo di stimolarne partecipazione e curiosità.
L’elezione di “rizz” a parola dell’anno, che ricordiamo è avvenuta mediante votazione del pubblico mondiale di parlanti in lingua inglese, è anche indice di un’inversione di tendenza dei sentimenti comuni della gente. Rispetto al 2022 in cui il primo posto era stato ottenuto da “Goblin Mode”, che descriveva uno stile di vita “pigro, sciatto o avido”, “rizz” ha sicuramente un significato positivo, segno del miglioramento di prospettive legate al superamento della pandemia.
Adesso non ci resta che aspettare di conoscere la parola del 2024. Le scommesse sono aperte!

Stampa

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.

*