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La vita e l'opera della poetessa lucana in un libro di Santina Maccarone

Donata Doni, la sua voce poetica oltre la vita. La passione, il sogno e l’amore

Winged victory statue silhouette against pink clouds at Altare d

di Oreste Roberto Lanza

Donata Doni, poetessa lucana con radici a Forlì (foto internet)

Donata Doni, poetessa lucana con radici a Forlì (foto internet)

LA MATTINA del 15 dicembre 1972 in una stradina secondaria del centro di Roma, si accasciava a terra, colta da un malore, Santina Maccarrone. Da tempo ammalata, quella caduta fu fatale. Si spegneva cosi all’età di 59 anni la poetessa Donata Doni, nata in Lucania nel borgo di Lagonegro. Una vita tutta dedicata all’insegnamento, come scrissero alcune riviste del tempo, della città di Forlì, dove aveva vissuto gran parte della sua giovinezza.
Un libro, “Donata Doni, una voce oltre la vita”, Zaccara editore, scritto dalla professoressa Agnese Belardi, presidente del salotto culturale dedicato all’artista, ne racconta la vita, le opere, l’impegno e la sua grande passione per la poesia come sogno e amore.

L’interesse per i simbolisti francesi e Baudelaire

Agnese Belardi

Agnese Belardi

“Il libro sintetizza vita – precisa Agnese Belardi, raggiunta dalla nostra redazione – momenti storici e opere. La giovane Santina Maccarrone, donna di eccezionale intelligenza, dai grandi occhi buoni, dalla voce calda ad ora ad ora scattante, inizia la sua formazione culturale e spirituale a Forlì, il paese del cuore, nell’amata Romagna, la continua all’università di Padova, alla facoltà di Lettere e Filosofia; conosce e frequenta grandi maestri. Si appassiona ai simbolisti francesi e a Baudelaire, di cui preferisce le liriche più intime e sommesse, che penetrano il suo cuore, lette con voce piana dal professor Diego Valeri. Charles Baudelaire, maestro spirituale dei simbolisti e dei decadenti francesi, è colui che, dando ali al sentimento della bellezza, ristabilisce il contatto con la vita, scopre e svela la potenza che la poesia possiede anche di fronte a ciò che la vita può avere di impuro, di brutto, di malato”. Una voce oltre la vita per ricordare e non dimenticare. “Le critiche e le recensioni – aggiunge Agnese Belardi – sulla sua produzione poetica furono positive e apprezzate, indicandola tra i poeti riconosciuti del xx secolo”. Una voce per la vita e oltre la vita ha un significato importante. “Il cammino verso il cinquantenario della morte di Donata Doni – avvenuta nel 1972 – precisa Agnese Belardi – vuole dar voce alle donne conosciute e non, che hanno voluto lasciare ai posteri la traccia della loro esistenza. La finalità è quella di contrastare la violenza, in particolare quella psicologica così come il femminicidio, oltre a sensibilizzare ed educare i giovani, rieducare gli adulti, docenti, associazioni e degli studenti. Istruzione e associazioni insieme per superare i disagi e le differenze e riconciliarsi con il territorio auspicando alla parità alla collaborazione al rispetto”.  Il Titolo con “Oltre”, cosa vuol significare. “Il desiderio di Santina – precisa Agnese Belardi -di essere ricordata attraverso la sua poesia che è andato oltre la sua morte, oltre il tempo, oltre il suo presente, oltre il nostro passato, oltre l’indifferenza, oltre la dimenticanza, oltre gli screzi, oltre le incomprensioni, oltre gli egoismi…oltre a tutto ciò che crea ostacoli nelle relazioni significative”. Assume sempre più un valore la cultura, la difesa e valorizzazione della donna come risorsa della nostra società. “Una poetessa mai dimenticata, stimolo per ricordare tutte quelle donne che soffrono violenze fisiche sessuali o psicologiche, con la coercizione o privazione arbitraria della libertà e che per molte si è trasformata in una ingiusta perdita della vita”. Insomma la poesia come sogno e amore di una poetessa lucana che serve a non dimenticare che la donna è soprattutto una grande risorsa.

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