Come riappropriarsi delle nostre città
I giochi di strada a scuola, scuola di vita
di Natia Merlino
I BAMBINI, dal “ludus” di strada al “ludus litterarius” o “litterator”: così era chiamata la scuola primaria o elementare romana! Un nome che suonerebbe meglio nell’immaginario dei bambini. È quel filo che riporta alla mente la stagione delle speranze.
Magari inserendo i giochi di strada e di tradizione popolare come nuova disciplina educativa? Avrebbe, in effetti, una straordinaria efficacia socio-pedagogica, senza contare che il gioco di strada evoca situazioni in cui la differenza sociale non ha particolare incidenza e che la grande varietà può consentire strategie educative mirate rispetto alle infinite variabili delle problematiche vecchie e nuove nel contesto pedagogico e psicomotorio.“Giocare diventa serio”, perché in fondo il gioco è una cosa seria, insegna la disciplina, alimenta la fantasia, la creatività, detta schemi e regole del vivere in società. In fondo, la vita non è un grande gioco? Nella scuola, il gioco tornerebbe ad essere un mezzo di espressione, comunicazione e incontro tra adulti, ragazzi e bambini, di sviluppo dell’immaginazione. Senza contare l’apprendimento di nuovi giochi, la conoscenza di costumi di popoli diversi, il progettare e costruire giochi, conoscere la tipologia e l’uso dei giocattoli, giochi del passato e di altri paesi.
“Il gioco, come scuola di vita, a scuola”: così si potrebbe intitolare questa disciplina. In fondo, i bambini non hanno più tempo per giocare, inglobati nei ritmi frenetici della vita propria e degli adulti.
Il valore dei giochi tradizionali è dovuto anche alla povertà dei materiali con cui sono costruiti, che lasciano grande spazio alla fantasia, per cui gli insegnanti facendoli costruire dai propri allievi, addestrerebbero le abilità tecniche degli alunni, incentivandole.
Nelle scuole superiori, si potrebbe affrontare un momento di studio antropologico, come ricerche per descrivere giocattoli e giochi di squadra che si usavano e/o usano nel proprio ambiente o studiare le varianti tecnologiche e le regole con gli stessi giochi di altre zone geografiche.
Il recupero dei giochi tradizionali non può che migliorare la società, in quanto i giochi di strada, favorendo l’aggregazione e il dialogo, allontanano la solitudine e l’incomunicabilità, attenuano e, forse, annullano la conflittualità. Inoltre il gioco di gruppo, non avendo alcuna distinzione di razza o religione, si presta ad essere uno strumento di aggregazione maggiore in un mondo multietnico. Un momento dove finalmente piccoli e adulti si riappropriano della città, delle strade, delle piazze e dei parchi, riconquistandoli al traffico e al caos, in un clima di aggregazione.
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