ALCHIMIA & DINTORNI
I simboli, i riti e le tradizioni che si ripetono in tutto il mondo nel “Calendario”
Questa volta in “Alchimia & dintorni” non si parla proprio di Alchimia. Si esamina invece la figura di Alfredo Cattabiani, con i suoi studi sui riti e il ripetersi degli eventi che caratterizzano il ciclo dell’anno. E anche questo può essere considerato Alchimia. La vera Alchimia non mira infatti alla trasformazione del piombo in oro ma alla trasformazione dell’animo umano e al miglioramento di se stessi.
di Alesister
ALFREDO CATTABIANI, nato a Torino nel 1937 e morto a Roma nel 2003, è stato studioso di storia delle religioni, di simbolismo e di tradizioni popolari; è stato anche direttore editoriale di tre case editrici dal 1962 al 1979 (Dell’Albero, Borla e Rusconi) e ha collaborato a vari quotidiani e periodici italiani e stranieri. Autore di numerosi saggi e volumi, ha tradotto e curato opere, tra gli altri, di Antonio Rosmini, Joseph de Maistre e Simone Weil. Appasionato cultore della Tradizione, Cattabiani riprese in mano antichi bestiari, erbari, florari, lunari, facendoli diventare altrettante opere dalla ricercata iconografia dove ogni animale o pianta è il cuore di galassie di riferimenti archetipici, leggendari, popolari, poetici.
Il Calendario è il primo libro postumo di Cattabiani, che ha lasciato un gran numero di opere già compiute e di scritti vari grazie ai quali il tempo ci restituirà, forse, in tutta la sua grandezza l’opera integrale di un autore che, nonostante sia tra i più venduti in Italia, non è stato ancora apprezzato come meriterebbe. In questo libro Cattabiani ripercorre il nostro calendario per ricostruire l’origine, il significato e la funzione delle varie feste religiose e profane. Il Calendario è consacrato proprio al tempo, signore di tutte le cose. Chi voglia entrare appieno nello spirito e nella religiosità che caratterizzava il mondo antico non può non prestare attenzione ai ritmi con cui il tempo veniva scandito, secondo precisi criteri di analogia tra il ciclo annuale e quello della vita umana. Si tratta di fenomeni praticamente senza confini di spazio o di età: ovunque e in ogni tempo assistiamo, infatti, a celebrazioni dei grandi momenti “cruciali” dell’anno (legati, per esempio, al fiorire primaverile, all’appassire autunnale, ai rigori invernali e via dicendo), che ci comunicano inequivocabilmente come il microcosmo dell’uomo sia intimamente e indissolubilmente connesso al macrocosmo in cui esso si sviluppa.
Aperto da un’affascinante esplorazione della storia della misurazione del tempo presso le varie civiltà che va dalle epoche più remote ai giorni nostri (La divisione del serpente), il libro intraprende una sorta di “viaggio iniziatico” attraverso il ciclo dell’anno. E così, calandosi dapprincipio nelle tenebre più oscure del solstizio invernale, con la festa del Natale e i dodici giorni sacri del “piccolo anno” che portano all’Epifania, si risale poi lentamente, attraverso fasi critiche e cruciali, caratterizzate da altrettante ricorrenze come i tanti carnevali con le loro infinite varianti, peculiarità e prove iniziatiche; si percorrono i lunghi sentieri che attraversano le varie feste della luce sino al suo trionfo di giugno, in cui si intravede la luna dell’equinozio di primavera; ci si sofferma sulla Quaresima e sulla Pasqua, sugli animali emblematici che vi sono collegati e sul simbolismo dell’uovo; si arriva al famoso “pesce d’aprile” e alla dominazione zodiacale del Toro, fino al Natale di Roma e al Calendimaggio, con i suoi canti e le sue feste di abbondanza. Il libro analizza, in sostanza, i significati arcaici delle principali feste religiose: un’eccezione solo apparente è quella del primo maggio, ricorrenza nella quale la celebrazione civile del lavoro è stata sovrapposta ad un’antichissima festività pagana, osservata dai Celti, dai Germani, dai Romani e anche da altri popoli. Dal mese mariano, poi, ci si addentra sempre più verso l’estate, che culmina con le feste solstiziali di San Giovanni, con le ruote infuocate e i falò, le mille feste di luglio e agosto, e che racchiude già in sé il germe dell’oscuramento, che preannuncia una nuova, lenta discesa verso la “morte” autunnale. Ma al di là della ciclicità il sole permane, come ci ricordano simboli primordiali: gli alberi si spogliano dei frutti, ma il tronco resta vivo anche nel gelo. La luce del sole invitto, allo stesso modo, torna sempre a scaldare la terra con i suoi raggi benefici. Sono i mesi che conducono alla maturità e alla vecchiaia dell’anno, con il suo lento declinare: è giunta l’ora di raccogliere funghi e castagne. Con Samain-Ognissanti si è, poi, già in un certo senso al Capodanno, come ben spiega Cattabiani riferendosi alla tradizione celtica e citando Yeats. Attraversato novembre si giunge al mese del trionfo della notte, con la morte e la resurrezione del dio-sole, che non a caso ci appare bambino nell’iconografia cristiana: siamo in questo modo arrivati al solstizio d’inverno e all’inizio di un nuovo ciclo.
Numerosi sono poi, nel libro, gli intrecci tra tempi e luoghi, tra la ricorrenza calendariale e la festa locale (come, per esempio, nel caso del Palio di Siena). Quello proposto, però, non è solo un percorso storico-simbolico e folkloristico, ma anche un «viaggio celeste», perché alle radici del calendario vi è una visione astrologica basata sull’osservazione delle stelle e dei pianeti che segna anche le principali feste cristiane legate ai solstizi e agli equinozi.
L’autore ci ammonisce in più occasioni circa i pericoli cui si va incontro perdendo il contatto con i ritmi della natura, in quanto dietro il velo della loro consunzione i simboli celano una potenza inalterata: anche l’uomo più metropolitano e “multimediale” non può sfuggire alla meccanica del tempo, e riconoscere – in modo più o meno cosciente – la suggestione di certe immagini, che affondano le loro radici nel nostro inconscio e nell’inconscio collettivo.
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