Print This Post Print This Post

SCIENZA STORIA & NOI

Il nostro parente più prossimo non è un “serpente” ma il bonobo. E lo scimpanzé?

Una stretta di mano tra noi umani e Pan, il nostro parente più prossimo nell’attuale diversità del vivente. Un gesto che meriterebbe ben più che rimanere simbolico (immagine GlobalP 2009, da internet)
Una stretta di mano tra noi umani e Pan, il nostro parente più prossimo nell’attuale diversità del vivente. Un gesto che meriterebbe ben più che rimanere simbolico (immagine GlobalP 2009, da internet)

Una stretta di mano tra noi umani e Pan, il nostro parente più prossimo nell’attuale diversità del vivente. Un gesto che meriterebbe ben più che rimanere simbolico (immagine GlobalP 2009, da internet)

 

a cura di Roberto Macchiarelli

R. Macchiarelli(Paleoantropologo, già professore ordinario al Dipartimento Geoscienze dell’Università di Poitiers e al Muséum di Storia Naturale di Parigi)

“ADOZIONE, ALTRUISMO, anticipazione, azioni di guerra, coalizioni, compassione, consolazione, cooperazione, fabbricazione di strumenti, fratellanza, pianificazione di azioni, scelta dei collaboratori, strategia, transferimento di conoscenze, uso di piante medicinali…”.

Pan e Homo condividono il 98,8% del patrimonio genetico (immagine originale generata grazie a l’IA e gentilmente fornita da R. Scalenghe, Univ. di Palermo)

Pan e Homo condividono il 98,8% del patrimonio genetico (immagine originale generata grazie a l’IA e gentilmente fornita da R. Scalenghe, Univ. di Palermo)

Certo, la lista non è esaustiva, ma quanto siamo capaci, quante cose sappiamo fare, quante qualità abbiamo!
Cosa? Non si sta parlando di noi umani? Ma allora di chi altro?
Effettivamente parliamo di Pan – che include lo scimpanzé comune (Pan troglodytes) ed il bonobo (Pan paniscus). Si tratta della forma di vita a noi più prossima nell’attuale biodiversità, il nostro solo cugino di primo grado ancora in vita, parente verso il quale siamo tanto curiosi quando l’osserviamo dietro un vetro, quanto ignoranti pensando si tratti di una sorta di noi incompiuto.
Nel 1871, utilizzando il metodo ipotetico-deduttivo ed il criterio della parsimonia, Charles R. Darwin preconizzò che, date le somiglianze morfologiche e comportamentali, il nostro parente più prossimo tra i viventi fosse proprio lo scimpanzé (a differenza di Pan troglodytes, all’epoca il bonobo non era stato ancora identificato). Darwin si spinse ancora più lontano: dato che l’habitat naturale di Pan è quello equatoriale africano, allora verosimilmente dovevano esserlo anche le origini umane. E concluse anticipando che dei fossili avrebbero un giorno dimostrato la veridicità del suo modello.

Cooperazione e condivisione di informazioni caratterizzano le comunità degli scimpanzé. Qui un gruppo della specie Pan troglodytes, lo scimpanzé comune (immagine dalla rivista Science, 2017)

Cooperazione e condivisione di informazioni caratterizzano le comunità degli scimpanzé. Qui un gruppo della specie Pan troglodytes, lo scimpanzé comune (immagine dalla rivista Science, 2017)

Oltre 150 anni dopo, sappiamo che noi e Pan condividiamo circa il 98,8% del patrimonio genetico e migliaia di reperti da innumerevoli siti fossiliferi confermano che la culla di Homo e degli antenati più recenti di entrambi – Pan e noi – è proprio africana. Ma non solo. Sorprendentemente, i genetisti hanno accertato che Pan è più prossimo a noi di quanto lo sia al gorilla – anch’esso 100% made in Africa – e che, almeno per certe caratteristiche, lo scimpanzé comune sia addirittura più affine a noi che al bonobo, mentre per altre è vero il contrario. Darwin apprezzerebbe.
Pan non è un umano incompiuto – né noi rappresentiamo un tappa più evoluta dello scimpanzé! – bensì l’apicale di un lungo percorso evolutivo di grande successo adattativo. Almeno fino a quando non ci ha incontrati. Noi e Pan condividiamo un ultimo antenato comune (Last-Common-Ancestor), ancora senza identità precisa ma vissuto probabilmente tra 5 e 7 milioni di anni fa. Da questo LCA rappresentante della famiglia degli ominidi originarono due linee evolutive, che gli zoologi chiamano tribù (altri fanno invece distinzione a livello della sottotribù, ma questo è inessenziale): quella dei “panini” e quella degli “ominini”.

Forme di vocalizzazione in Pan paniscus, il bonobo (immagine dalla rivista Science, 2022)

Forme di vocalizzazione in Pan paniscus, il bonobo (immagine dalla rivista Science, 2022)

Quest’ultima include appunto il genere Homo, unico rappresentante vivente con la nostra specie, sapiens, ma anche tutti i suoi predecessori ed antenati estinti, come gli australopiteci, i parantropi… La seconda è invece un problema.
Dal punto di vista paleontologico, la storia evolutiva di Pan è pressoché sconosciuta perché unicamente testimoniata da un’esigua manciata di resti ossei e dentari sparsi. Siamo però in diversi a sospettare che in alcuni cassetti contenenti fossili con l’etichetta “ominini” possano essere stati collocati per errore elementi “panini”. Questo lo dirà il tempo. Nel frattempo, se qualche giovane brillante e coraggioso/a studente/ssa desidera lanciarsi in terra incognita alla ricerca degli antenati estinti di Pan, ecco veramente un bel progetto di ricerca: rispetto al vuoto galattico delle attuali conoscenze, qualsiasi risultato sarà il benvenuto.
La maggior parte delle informazioni di cui disponiamo provengono dalle analisi del DNA nucleare. Dopo la biforcazione rispetto all’ultimo antenato comune con noi umani, Pan troglodytes e paniscus si separarono poco meno di due milioni di anni fa, probabilmente a livello della regione dell’attuale fiume Congo, che divenne una vera frontiera eco-geografica tra le due specie.
Il tempo e le differenze di habitat e di comportamento contribuirono ad accentuare la separazione panini-ominini determinandone adattamenti diversi, specifici. Mentre la distribuzione dei primi rimase piuttosto periequatoriale, gli ominini si espansero progressivamente nell’area intertropicale orientale, fino alle regioni sudafricane.
Negli ultimi anni è stata accumulata una quantità rilevante di informazioni sugli scimpanzé che ci costringono a rivedere profondamente i paradigmi del secolo scorso, periodo che si era comunque chiuso con l’utilizzazione, per la prima volta in un celebre articolo apparso nel 1999 sulla rivista Nature, del termine “cultura” per indicare una delle caratteristiche di Pan, un unicum identitario riservato fino allora solo a noi stessi che fece strorcere le labbra a non pochi umanisti. In seguito, abbiamo anche scoperto che Pan si prende cura fisica dei suoi cari defunti. Molto rimane evidentemente da scoprire e, soprattutto, da capire.
Dopo aver studiato per decenni il comportamento e la biologia degli scimpanzé, l’etologo olandese Frans de Waal, scomparso proprio quest’anno, disse a proposito della presunta unicità umana: “Finiamo sempre per sopravvalutare la complessità di ciò che facciamo… Ho avvicinato un po’ di più le scimmie agli esseri umani, ma ho anche abbassato un po’ gli esseri umani”.
L’impatto antropico sull’areale di distribuzione di Pan, ridotto ad un fazzoletto strappato in più punti, non cessa di diminuire, anche se qua o là sorgono “santuari” di protezione che, se da un lato effettivamente ne tamponano i rischi d’estinzione immediata, dall’altro sfruttano la curiosità dei visitatori che se lo possono permettere aumentando il rischio dell’introduzione di nemici meno visibili ma altrettanto pericolosi, come diversi patogeni. Soprattutto grazie a noi, i cari cuginetti, la parabola evolutiva di Pan è definitivamente in fase discendente.
“Parenti serpenti” s’intitolava la commedia grottesca del 1992 di Mario Monicelli. Ecco, non è certo quello che possiamo pensare noi del nostro unico primo cugino, mentre sarebbe invece esattamente ciò che lui dovrebbe pensare di noi se avesse i nostri elementi di conoscenza. E di noi, i suoi parenti più stretti, avrebbe tutto il diritto di vergognarsi.

Gli umani e gli scimpanzé condividono un ultimo antenato comune ominide che, tra 5 e 7 milioni di anni fa in Africa, diede origine a due linee evolutive separate: quella degli “ominini” e quella dei “panini” (immagine composita generata dall’autore)

Gli umani e gli scimpanzé condividono un ultimo antenato comune ominide che, tra 5 e 7 milioni di anni fa in Africa, diede origine a due linee evolutive separate: quella degli “ominini” e quella dei “panini” (immagine composita generata dall’autore)

Stampa

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.

*