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ALCHIMIA & DINTORNI

L’arcano del bianco e nero dei tarocchi nell’opera di Oswald Wirth

Il simbolismo ermetico di Oswald Wirth, l’inventore dei tarocchi: si parla di questo in “Alchimia & dintorni”.  Chi di noi non è mai stato tentato dal farsi fare le carte per comprendere il passato, decifrare il presente e guardare il proprio futuro? Certo. anche questo può essere considerato Alchimia. La vera Alchimia non mira infatti alla trasformazione del piombo in oro ma alla trasformazione dell’animo umano e al miglioramento di se stessi.

 

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di Aleister

Oswald Wirth

Oswald Wirth

Wirth nacque nel 1860 a Brienz, un piccolo borgo svizzero sulle rive del lago omonimo. Aveva altri tre fratelli e una sorella: due fratelli morirono in giovane età mentre il terzo, ufficiale zuavo, morì in battaglia; la sorella, invece, rimase al fianco di Oswald fino alla morte, avvenuta nel 1943. Fu sepolto nel cimitero di Mouterre sur Blourde, a sud di Poitiers.
Oltre che occultista Wirth fu artista e disegnatore. Interessato all’astrologia, all’esoterismo e al simbolismo, fu affiliato alle principali società segrete, tra le quali la Philalèthes Society, ed entrò nella Massoneria. Studiò da vicino il pensiero di Eliphas Lévi e divenne amico di personalità come Gérard Encausse, importante occultista noto con lo pseudonimo di Papus, e Stanislas de Guaita, poeta ed esoterista francese di origine italiana di cui divenenne segretario e collaboratore. Con lui creò un Tarocco cartomantico costituito solo dai ventidue Arcani maggiori. Tale mazzo, il primo di una lunga serie di mazzi occulti, cartomantici e iniziatici, fu conosciuto come “Arcani dei Tarocchi cabalistici”. Esso seguiva da vicino i disegni dei Tarocchi di Marsiglia, ma introducendo diverse variazioni che incorporavano il simbolismo occulto esistente nelle carte.
5d8c7bdf4dd94c26e403566a06b6c312OeZsB44kj8PDD3mkCredendo nella universalità del simbolo, Wirth si sforzò di ricondurre i diversi insegnamenti esoterici ad una matrice comune tramite l’uso di un sistema generale di simboli derivati dal “pensiero magico”. Wirth ritiene il simbolo un seme della conoscenza umana, insito nella collettività e di conseguenza comprensibile a tutti ed in grado di comunicare direttamente all’inconscio dell’individuo, risvegliandone la parte più vera ed ancestrale. In questo senso il simbolo, sia astrologico che tarologico, è universale; i due piani, del resto, sono sempre connessi.
Chi di noi non ha mai ceduto, almeno una volta, alla tentazione di farsi leggere (o di imparare a leggere) i Tarocchi? In realtà non si tratta di un semplice passatempo con cui trascorrere, magari, un’afosa serata estiva. C’è molto di più: secondo Wirth un mazzo di Tarocchi è prima di tutto un trattato di filosofia espresso per immagini, che riporta riflessioni feconde e concrete ben lontane da quelle della filosofia astratta. I Tarocchi, infatti, erano una specie di istruzioni e consigli vitali espressi nell’unico linguaggio comprensibile al popolo quando la scrittura e la lettura erano ancora appannaggio di pochi: le immagini. I mazzi non avevano, quindi, solamente una funzione divinatoria, ma prima di tutto una funzione propedeutica. Secondo questa teoria nei Tarocchi sono riportati, attraverso i simboli degli Arcani maggiori, i passi di un vero e proprio percorso iniziatico capace di guidare qualsiasi individuo alla saggezza necessaria per raggiungere una vita piena. Wirth esamina i Tarocchi non solo nel senso esoterico ma anche nel senso filosofico, astrologico e simbolico, andando a cercare le versioni originali delle carte e scovando quei simboli che nel tempo sono andati perduti; li considera, insomma, un libro in cui trovare tutte le risposte esistenziali sul mistero della vita. In ciò si distacca da una considerazione negativa o positiva dell’Arcano, introducendo il concetto di attività e passività, in cui nessuno dei due stati è mai completamente negativo o completamente positivo. Wirth collega gli Arcani maggiori alla simbologia dello Zodiaco e delle costellazioni, tanto da creare delle tavole ed una carta del cielo basata sui Tarocchi. La lettura dei Tarocchi da puro atto divinatorio diventa, così, una forma di alta meditazione e introspezione, capace di guidare l’individuo nelle parti più profonde del sé e di consigliarlo e assisterlo nei momenti più bui della vita, nella confusione e nelle scelte cruciali. L’opera sui Tarocchi di Wirth è considerata, non a torto, il testo di riferimento in materia.
Il simbolismo ermetico fu pubblicato per la prima volta nel 1909 ed ebbe un’accoglienza straordinaria, tanto da diventare in breve tempo introvabile; ciò indusse l’autore a rivederlo nel 1930 per aggiungervi delle parti nuove, così da comporre il testo definitivo che è all’origine della rinnovata fortuna che gli studi simbolici e tradizionali conoscono da decenni in Occidente e del ritrovato interesse per l’Alchimia. In quest’opera Wirth ha raccolto tutti i suoi scritti relativi all’Alchimia. In particolare, egli tratta del simbolismo ermetico nei suoi rapporti con l’Alchimia e la Massoneria: argomento di vasto interesse che solo un vero iniziato come Wirth avrebbe potuto affrontare con adeguata conoscenza e competenza. Il simbolismo ermeticoL’autore avverte che, trattandosi di materia esposta in tempi diversi, essa non appare né omogenea né sistematica; ma cerca comunque di mettere il lettore in condizione di coordinare i dati a sua disposizione, eliminando eventuali ripetizioni e conciliando le apparenti discordanze. Non è detto, infatti, che il significato dei simboli debba essere univoco. Pur senza mentire, essi possono dire allo stesso tempo sia bianco sia nero, dal momento che la realtà è complessa, ed è la nostra natura che tende a semplificarla. Le parole cambiano, possono essere ingannevoli o insufficienti, mentre i simboli rispecchiano fedelmente e invariabilmente la complessa realtà che sono chiamati ad esprimere. Perciò i Tarocchi non mentono mai a chi sa leggerli e interpretarli in maniera corretta.

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