ALCHIMIA & DINTORNI
L’esoterismo di René Guenon: Oriente e Occidente nell’ordine universale
di Aleister
René Guenon nacque a Blois nel 1886 e morì al Cairo all’età di sessantacinque anni dopo essersi convertito all’Islamismo. È stato uno scrittore, esoterista e intellettuale francese, nonché il più importante studioso di storia della Tradizione del Novecento. La sua opera, concepita a partire da una ridefinizione in senso tradizionale della nozione di metafisica, intesa come «conoscenza dei princìpi di ordine universale» da cui tutto procede, non si presenta come un sistema filosofico basato sul sincretismo o come la formalizzazione di un pensiero neospiritualistico, ma è volta all’esposizione di alcuni aspetti delle cosiddette «forme tradizionali» (Taoismo, Induismo, Islam, Ebraismo, Cristianesimo, Ermetismo, ecc.), intese come differenti espressioni del sacro, funzionali allo sviluppo delle possibilità di realizzazione spirituale dell’essere umano. Guenon non ha mai rivendicato a se stesso altra funzione se non quella di aver cercato di esporre le idee veicolate nel simbolismo, nella ritualità e nella metodologia operativa di tali «forme tradizionali» o vie di perfezionamento spirituale, data la loro natura essenzialmente «non individuale» e la loro conoscibilità effettiva solo grazie ad una facoltà «diretta e immediata» quale l’intuizione intellettuale.
La pars construens dell’opera di Guenon riguarda la Tradizione, intesa non come semplice insieme di usi e costumi ma come «trasmissione» di un patrimonio simbolico e metodologico, cioè come veicolo imprescindibile per accostarsi alla «metafisica», termine con il quale Guenon intende la conoscenza sovra-razionale da raggiungere attraverso l’intuizione intellettuale: la conoscenza metafisica è quell’identificazione tra conoscente e conosciuto che non può avvenire mediante la ragione, ma solo attraverso l’intelletto superiore, facoltà trascendente che partecipa della natura divina insita nell’essere umano. La conoscenza metafisica, che è «identità tra il possibile e il reale», è «la verità in sé», e può essere concepita come la realizzazione dell’Infinito. Guenon distingue due livelli di partecipazione alla «tradizione»: quello «essoterico», cioè esteriore, elementare, facilmente comprensibile e alla portata di tutti; quello «esoterico», cioè interiore, più profondo, d’ordine più elevato, e come tale rivolto e accessibile solo a coloro i quali sono particolarmente qualificati per comprenderlo. L’iniziato procede per gradi da una condizione in cui la sua realizzazione è soltanto «virtuale», perché ha ricevuto l’iniziazione ma è, appunto, solo all’inizio del suo viaggio, fino a una condizione in cui la sua realizzazione diviene «effettiva»: solo allora egli morirà veramente, abbandonando l’illusione dell’individualità per rinascere al «maestro interiore». Lo scopo del lavoro iniziatico è, pertanto, quello di favorire le migliori condizioni per un «risveglio» del«maestro interiore», supportando l’individuo attraverso una fase preparatoria più o meno lunga, a seconda delle caratteristiche di ciascuno, nella quale il pericolo di illudersi sui risultati conseguiti è sempre presente.
La pars destruens dell’opera di Guenon è riconducibile alla condanna intellettuale di tutto ciò che si pone come ostacolo alla realizzazione spirituale, ossia la stessa mentalità del lettore occidentale moderno. Secondo la «dottrina dei cicli cosmici» qualunque realtà sviluppa determinate possibilità fino al loro esaurimento, che segna la fine del ciclo precedente e l’inizio di quello successivo. Tale processo, esemplificabile nel susseguirsi delle stagioni nel corso dell’anno, riguarda anche le civiltà umane, che si sviluppano a partire da una Età dell’Oro, in cui i princìpi spirituali informano pienamente l’esistenza di tutti gli esseri, fino a una Età del Ferro, in cui domina l’aspetto quantitativo delle cose, considerato secondo una prospettiva materialistica. Quando tale tendenza «cristallizzante» è portata alle sue estreme conseguenze ad essa subentra una tendenza «dissolutiva», che deve condurre a quanto è simbolicamente indicato da tutte le tradizioni come la fine dei tempi (endzeit, come dicono i tedeschi): il «regno dell’anticristo», per usare un’espressione cara alla religione cristiana. Essendo, però, del tutto illusorio, questo regno è destinato a dissolversi immediatamente, per lasciare il campo a un nuovo ciclo in cui sarà restaurata la tradizione primordiale, puramente metafisica e universale.
In Oriente e Occidente Guenon esamina il rapporto tra queste due civiltà, evidenziandone le differenze più profonde e la crisi dello spirito occidentale. Secondo l’autore ciò che rende questi due mondi così lontani è il contrasto riguardo allo sviluppo del pensiero, e quindi delle società. Guenon si sofferma sul concetto di intellettualità: per la civiltà orientale essa è base solida e principio fondamentale; quella occidentale, invece, si fonda su un aspetto più materiale e superficiale, cioé la scienza. Attraverso le conoscenze scientifiche, infatti, l’Occidente si pone come cultura dominante, imponendo i propri metodi e canoni. Tuttavia l’Occidente sta giungendo, in questo modo, a un’inesorabile autodistruzione causata proprio da povertà spirituale e mancanza di principi.
Solo attraverso l’intellettualità l’uomo occidentale potrà incamminarsi sulla retta via, che è quella del pensiero orientale, più sano, profondo e metafisico. L’Occidente, quindi, se vuole salvarsi deve riavvicinarsi all’Oriente; ma ciò può essere possibile solo grazie a un gruppo ristretto di individui, l’élite intellettuale, cioé gli intellettuali orientalisti che dovrebbero cercare di cambiare la mentalità degli uomini moderni occidentali, per fermare il processo di dissoluzione prima che questo giunga a compimento.
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