ALCHIMIA & DINTORNI
L’onniscienza? Ecco il trattato della Quinta essenza di Raimondo Lullo
di Aleister
RAIMONDO LULLO, nome italianizzato dello spagnolo Lull, è vissuto tra il Duecento e il Trecento. Figlio di coloni catalani benestanti installatisi a Maiorca sotto Giacomo I, a trent’anni abbandonò la vita da cortigiano, la poesia trobadorica, la moglie e i figli, per diventare frate francescano e consacrarsi alla diffusione del suo sistema di pensiero, ricevuto per illuminazione, volto alla conversione razionale degli islamici al cristianesimo: una lingua filosofica che potesse mostrare agli infedeli le inconfutabili verità del Vangelo. La Penisola Iberica, infatti, a quell’epoca era punto d’incontro di ben tre culture e tre diverse tradizioni esoteriche: la cristiana, la musulmana e l’ebraica. Secondo la leggenda Lullo, dopo aver viaggiato in tutto il mondo, morì lapidato dagli stessi saraceni a cui si era presentato per convertirli; in virtù di questa tragica fine fu beatificato come martire da Papa Pio IX.
L’Ars Magna, la sua opera principale, ebbe grande successo soprattutto durante il Rinascimento, influenzando un gran numero di studiosi. In essa Lullo stabilisce un alfabeto di sole nove lettere, alle quali fa corrispondere nove Dignità divine o Princìpi assoluti, nove Princìpi relativi, nove Soggetti, nove Questioni, nove Virtù e nove Vizi. Prevede, poi, delle figure mediante le quali creare tutte le combinazioni possibili, che corrispondono ad altrettante proposizioni necessariamente vere. Tuttavia, il gran numero di combinazioni possibili può portare a giungere a conclusioni contrarie ai dogmi cristiani; ad esempio, applicando il sillogismo a determinate Dignità si può avere: “L’onniscienza è differente dalla bontà, Dio è onnisciente, perciò Dio non è buono”. Lullo, perciò, procede accuratamente a scartare tutte le proposizioni “scomode”, ma in questo modo viene meno al proposito di creare una lingua basata sulla logica e quindi, come tale, necessaria. Presupponendo un ordine predefinito del cosmo, l’Ars Magna nega la possibilità di pervenire ad ulteriori verità. Ricercare le possibili connessioni tra le diverse Dignità non è uno strumento euristico, perché la realtà è già definita dalle categorie dell’arbor scientiarum: una categorizzazione “ad albero”, appunto, che parte dalle nove Dignità e si espande fino a definire tutti gli elementi della realtà, descrivendo la grande catena dell’Essere. Questo è, in definitiva, il limite maggiore dell’opera di Lullo: aver considerato assoluta una data organizzazione del mondo, convinto che musulmani ed ebrei non avrebbero potuto far altro che accettarla e convertirsi. La logica e il sillogismo derivano da Aristotele; ma mentre per Aristotele i principi non si basano su dimostrazioni bensì derivano dall’esperienza e dall’induzione, Lullo si illude di poter risolvere ogni problema con precisione matematica, partendo dal presupposto che ogni proposizione sia riducibile a termini e che i termini complessi siano riducibili a più termini semplici. Posto di aver esaurito tutti i termini semplici possibili, combinandoli in tutti i modi possibili si otterranno tutte le proposizioni vere possibili: nasce così l’arte combinatoria, che è anche una forma di mnemotecnica, in quanto facilita la memorizzazione delle nozioni di base. Potremmo dover ringraziare anche Lullo per i moderni computer, in quanto si ritiene che questa concezione abbia influenzato i successivi sviluppi del calcolo computazionale e anche questioni riguardanti l’intelligenza artificiale.
A Lullo furono attribuite numerose opere di carattere alchemico, ma sono quasi tutte apocrife. Tra le più note vi è il Liber de segretis naturae seu de Quinta essentia, nel quale Lullo sostiene che mentre Dio può esercitare solo il bene, l’uomo può cadere nel male perché dispone solo del fuoco per purificare le cose terrene; ma con l’aiuto dei principi essenziali e con la fede può realizzare trasmutazioni naturali e raggiungere il bene. La scelta tra il bene ed il male appartiene al libero arbitrio, che è una conseguenza dell’ignoranza umana la quale, però, essendo voluta anch’essa da Dio, è comunque un bene. Il Trattato della Quinta essenza o Libro dei segreti della natura insegna il modo di ricavare la Quinta essenza e di applicarla ai corpi umani, onde realizzare prodigi, come conservare quanto più possibile i nostri corpi dalla corruzione fino al termine a noi concesso da Dio. La Quinta essenza giova a tutta l’arte medicinale, purché se ne sappia fare un uso corretto. Mediante la Quinta essenza, ad esempio, è possibile far diventare perfetti i metalli imperfetti, o mutarli l’uno nell’altro; oppure scacciare dal corpo i demoni che causano le malattie.
Questo libro riassume il pensiero di tutti gli scrittori che si sono occupati della materia, allo scopo di contemplare Iddio, onorarlo ed amarlo con opere di carità e non usando il proprio talento per fini sbagliati.
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