Anche quest'anno un 13 novembre passato sottotono
Ma per essere gentili abbiamo bisogno di una data sul calendario?
di Oreste Roberto Lanza
OGNI ANNO, il 13 novembre, si celebra la Giornata mondiale della Gentilezza. E anche quest’anno è passata quasi sottotono. Ma perché una giornata della gentilezza? La domanda sorge spontanea. Ne abbiamo davvero bisogno? C’è bisogno di vedere una simile giornata annotata sul calendario? Conosciamo veramente il significato di gentilezza? La gentilezza si consuma soltanto con un: “Grazie”? Ma di cosa stiamo parlando veramente?
Diciamo la verità fino in fondo. Quante volte siamo gentili con il nostro prossimo, con le persone che ci è stata di aiuto nel passato? Quante volte utilizziamo quei piccoli gesti cercando di relazionarci con gli altri con la massima umanità?
La gentilezza nel nostro tempo pieno di arroganza, di illusione, di liquido pensare solo a se stessi e poco per gli altri è diventata una parola che solo il sordo riesce ad ascoltare e il cieco a vedere. Per questo siamo arrivati al punto di doverlo annotare sul calendario, appuntarlo tra il cuore e la ragione perché poi di memoria manco a parlarne.
Fa sorridere quando qualcuno afferma che la gentilezza è rivoluzionaria. Ma state scherzando, o continuiamo a barcamenarci tra favole e racconti inediti?
La gentilezza non ha bisogno di un calendario, di un appunto su una pagina sbiadita di un’agenda o di un foglio lasciato su una scrivania vuota di pensieri inutili. La gentilezza nasce per promuovere valori di empatia, rispetto e solidarietà tra le persone. La gentilezza ha lo scopo precipuo di sensibilizzare le persone con lo scopo di mettere sempre in campo, in ogni ora della giornata, gesti di bontà e solidarietà, piccoli atti che, sommati, possono cambiare la vita e il modo di essere di ognuno di noi. Per qualcuno questo può finire anche come un atto di ribellione, un atto di ostilità e addirittura la guerra tra popoli. Essere aperti verso tutti senza distinzione di colore, di idee, pensieri non condivisibili. Lasciarsi scivolare le sgarberie e valorizzare la diversità, fonte vera di ricchezza della persona. Sapere ascoltare gli altri cercando con moderazione e voce bassa di rispondere con contenuti veri. La gentilezza appare il vero antidoto all’odio. Un vero raggio di sole che riesce a sciogliere quel ghiaccio da un cuore duro e freddo. Quando un amico ti manda un fiore per il tuo compleanno non devi scrivere un messaggio di ringraziamento ma incontrarlo e abbracciarlo perché la vera essenzialità della gentilezza è sentire il calore che solo una stretta di questo tipo può dare. La gentilezza a volte è più potente di mille teste piegate in preghiera. La gentilezza ha bisogno del calore della verità e della umanità elevata fino all’ennesima potenza. Ha bisogno di persone limpide che non si nascondono nell’armadio con tutti i propri scheletri. Non essere gelosi del sapere ma trasmettere, condividere e comunicare le proprie conoscenze e le non conoscenze. I dubbi, le ansie e quei difetti di ognuno di noi. Essere gentile è lasciare scivolare una lacrima in un sorriso, uno sguardo nel cuore dell’altro. È la mano che ti aiuta ad alzarti e a ricambiare quando l’altro poi cade. La gentilezza è legata all’idea di essere cauto nella critica e generoso nella lode. La gentilezza al pari della gratitudine sono parole magiche, che ancora non sappiamo usare e abbiamo bisogna di una guida, di un calendario che ci dica che per un giorno dobbiamo astenerci dall’essere cattivi, egoisti e poco veritieri? Diciamo che siamo i migliori, in realtà siamo in cerca di un aiuto, tutti. Allora perché tutti i giorni non cerchiamo di essere gentili con chi ci veramente vuole bene e soprattutto dice la verità? Perché?
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