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Marialaura Corrente: «Dove mi ha condotto il mio amore per gli animali»

Marialaura Corrente: "Sorprendente constatare come animali, uomo e ambiente sia un unicum" (immagine web)

Marialaura Corrente: “Sorprendente constatare come animali, uomo e ambiente siano un unicum(immagine web)

di Mario Castellana

Marialaura CorrenteUN ALTRO “appuntamento” tra le giovani personalità pugliesi. È questa l’occasione per un colloquio con Marialaura Corrente (nella foto qui accanto, ndr), docente di Microbiologia e Malattie infettive degli animali al dipartimento di Medicina veterinaria dell’Università di Bari  Aldo Moro

Marialaura, dove ha compiuto i suoi studi?
«Nella prima parte della mia vita ho effettuato gli studi a Martina, presso la Scuola Media D’Aosta e poi il Liceo Classico Tito Livio. Ho amato molto le materie umanistiche, anche per un vissuto familiare. Ricordo con particolar affetto due professori: la prof.ssa Ippolito, che a 11-12 anni mi ha trasmesso l’amore per la lingua francese, e soprattutto Igino Magli, professore di ginnasio, un vero maestro di vita. Mi capita spesso di pensare alle frasi dei Promessi sposi che ci faceva imparare, emblematiche delle persone che e situazioni che incontriamo nella vita. Poi l’amore per gli animali mi ha portato a iscrivermi alla Facoltà di Veterinaria di Parma, dove ho potuto studiare materie avvincenti e sviluppare la passione per scienza.  Come recita una canzone, la vita è l’arte dell’incontro. Anche i ricordi più emozionanti di quel periodo sono legati ad un professore di Biochimica, Carlo Cannella.  Le sue lezioni, mutatis mutandis, vibravano come un canto dell’Eneide

Com’è nata la sua passione per la ricerca?
«Dalla biochimica alla microbiologia il passo è stato breve. Dopo la laurea, come tanti, avevo le idee confuse sul mio futuro.  C’ è stato un periodo di concorsi, stage, persino l’attività di giornalista scientifica a Parigi. Poi ho vinto una borsa di studio a Brescia, presso L’istituto Zooprofilattico (Ente pubblico che si occupa di analisi di vario genere). Questa esperienza ha instillato in me l’amore per il laboratorio e la ricerca. Ritornata al Sud, ho vinto un concorso a Bari, ed eccomi lì, da 30 anni ormai, ad occuparmi di batteri. È, per usare un termine alla moda, la mia comfort zone. Il laboratorio è una sorta di bambagia, a cui abbandonarsi e adattarsi a tempi, a volte lunghi, per lo studio dei microorganismi, della loro evoluzione. Il microscopio ricompensa la pazienza con tante sorprese! »

In quale campo ha concentrato la sua ricerca?
«Studiando le caratteristiche fenotipiche e genotipiche dei batteri, ho concentrato i miei studi sul fenomeno dell’antibiotico-resistenza e sulle cosiddette zoonosi, malattie degli animali trasmesse all’uomo. È sorprendente constatare come animali, uomo e ambiente siano un unicum, in cui le popolazioni batteriche sono condivise, così come i geni di resistenza agli antibiotici. La biologia molecolare ci consente pertanto di identificare i batteri responsabili di processi morbosi e tipizzarli. Il risvolto applicativo della ricerca è rappresentato dalla possibilità di usare gli antibiotici in maniera oculata, o sviluppare strategie alternative e di prevenzione, come i vaccini e le norme di biosicurezza».

Ci può descrivere alcuni dei risultati ottenuti?
«Posso dire con orgoglio, perché è un lavoro di gruppo, che i risultati delle nostre ricerche, pubblicati su riviste di calibro internazionale, hanno chiarito aspetti della microbiologia, e dell’epidemiologia delle malattie infettive degli animali e, indirettamente, dell’uomo».

 Quali potranno essere i benefici della sua ricerca?
«Molto spesso il comparto veterinario viene ritenuto il maggior responsabile della diffusione della resistenza agli antibiotici in ambito umano. È  un’accusa generica e basata su scarse informazioni.  In realtà, la conoscenza dei fenomeni ci fa capire che tutti coloro che operano in ambito scientifico possono e devono agire in maniera responsabile. L’uso prudente degli antibiotici ci coinvolge come veterinari, medici, ma anche cittadini e genitori. Pertanto, la formazione è indispensabile. In quest’ottica, le ricerche universitarie sono fondamentali, nel fornire delle linee guida e continui aggiornamenti».

Quali sono i suoi interessi negli ultimi tempi?
«L’Università si è negli ultimi anni aperta al territorio. L’adempimento dei compiti legati alla cosiddetta terza missione ci ha indotto a coinvolgere la comunità in progetti di divulgazione scientifica. Ho aderito con entusiasmo a questi processi, e attualmente organizzo nel Dipartimento eventi e convegni. La divulgazione  mi ha consentito di ampliare i miei interessi, coinvolgendo docenti di altre discipline  e ritornare,  in un percorso circolare, alle materie umanistiche dei tempi scolastici».

Ad un giovane che voglia intraprendere l’attività di ricerca, cosa consiglierebbe?
«Di assecondare le sue passioni. Anche se costa fatica, se a volte si fallisce,  bisogna perseverare e non seguire il guadagno eccessivo a tutti i costi. Quello che si fa con passione ci riempie la vita, e ci viene straordinariamente bene!»

Come docente in una Università, quale peso ha l’impegno didattico nella sua attività?
«Non vorrei essere polemica, ma noto che alcuni docenti universitari, presi da ricerche astratte, considerano la didattica una scocciatura. Invece è il nostro compito primario, la cifra della nostra esistenza! Purtroppo, tu invecchi e loro, in una sorta di Sindrome di Dorian Gray collettiva, restano giovani. Per contro, il contatto costante con i ragazzi ti restituisce vigore, apertura mentale, entusiasmo nella vita. Anche in questo caso ho avuto un insegnamento, mio padre che è stato Preside del Liceo classico e, grazie ai tanti studenti che ha incontrato, sino agli ultimi giorni della sua vita ha manifestato ampiezza di vedute e tolleranza».

Come vede la situazione dell’Università italiana degli ultimi tempi?
«Parafrasando Woody Allen: Dio è morto, Marx pure, e anche l’Università non si sente tanto bene. Si assiste ad   ennesimi tagli, i precari non vengono assunti, pur essendo questi ricercatori il fondamento del sistema universitario. Ritengo una follia spendere soldi nella formazione universitaria dei giovani e poi consentire che i nostri laureati debbano lasciare l’Università, vadano a lavorare o siano stabilizzati all’estero. Succede anche nel settore veterinario. Possiamo essere lusingati, ci fanno fare bella figura, ma qualsiasi economista, anche un principiante, potrebbe quantificare l’entità dello spreco. Inoltre, la parità di genere, anche in ambito universitario, soprattutto nei ruoli apicali, non sempre viene rispettata. A volte le pari opportunità sono una tendenza di facciata, piuttosto che una realtà».

Dato che lei è di Martina, continua ad avere rapporti col nostro territorio?
«È una sensazione strana, Martina è il luogo in cui ho vissuto meno anni in assoluto, ma lì sono le mie radici. Il ricordo di Vanda e Virgilio, i miei amati genitori, quel che resta della mia famiglia, alcuni amici (Antonella, la mia compagna di banco da sempre!). Quindi ogni ritorno è un viaggio del cuore. A volte, sola nella casa dei miei, mi fermo a non fare nulla, nutrendomi di tracce del passato».

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2 Commenti su Marialaura Corrente: «Dove mi ha condotto il mio amore per gli animali»

  1. Roberto Macchiarelli // 20 dicembre 2024 a 8:55 // Rispondi

    Bravissima per il suo lavoro e per il suo impegno di persona competente e responsabile come docente e ricercatrice, purtroppo una qualità in via di rarefazione.

  2. Simonetta Macchia // 20 dicembre 2024 a 20:53 // Rispondi

    Marialaura si conferma, anche in questa intervista, persona colta, poliedrica, di grande spessore umano. Aperta al mondo ma con radici ben salde nella sua bellissima Martina di cui è giusta espressione.

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