ILNUOVOPAESE.IT del 22/28 febbraio 2024, Numero 8 (Anno XIV) - IN COPERTINA
Mi illumino di meno anch’io. Quest’anno il 16 febbraio moltissime le iniziative per risparmiare energia. Ma basta?
(F.C.) – «Mi illumino di meno?» è stato lo slogan che da più parti il 16 febbraio scorso è stato rivolto a tutti per un risparmio energetico che salvi il pianeta. Sì, Gaia, il pianeta-Terra, è ormai allo stremo delle sue forze, e ogni cosa può essere utile per invertire una tendenza che progressivamente si va facendo sempre più difficile da fermare e poi risolvere nelle sue nefaste conseguenze.
«E allora, sì va bene! Ma come e quanto mi illumino di meno?»
Procediamo con ordine.
M’illumino di meno è la Giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili. È stata istituita dal Parlamento italiano con la legge numero 34 del 27 aprile 2022. Ma è partita il 16 febbraio 2005 durante la trasmissione Caterpillar di Rai Radio2. E da quell’anno ogni 16 febbraio molte sono le iniziative per promuoverla attraverso una sostenibilità ambientale e del risparmio delle risorse. E così è diventato un appuntamento che puntualmente si ripete. Ad esempio, la Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS) anche quest’anno si è fatta paladina dell’iniziativa. Ma dal 2005, anno della prima edizione dell’iniziativa, molto è cambiato. Innanzitutto, dal 2022 M’illumino di meno non è più una semplice iniziativa lasciata alla buona volontà di singoli, enti e associazioni, bensì una giornata nazionale, un momento di festa e di riflessione generale, un’occasione soprattutto che abitualmente ci porti a fermarci e a considerare se quella intrapresa sia la giusta strada verso la transizione ecologica.
Soprattutto, come si afferma da più parti, «sono cambiati i toni e le modalità dei discorsi intorno alla crisi climatica». Se nel 2005 «una vera transizione ecologica poteva sembrare un altro progetto utopico per l’umanità, proprio a fine 2023 questa transizione ha fatto per la prima volta la propria comparsa nell’accordo finale della Conferenza delle Parti (COP28) delle Nazioni Unite. E ancora, dal 2022 la questione ambientale fa parte della Costituzione Italiana e dal 2015 la comunità internazionale partecipa all’ambizioso progetto disegnato dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite».
Con quest’ultima ventesima edizione, M’illumino di meno ha rotto gli argini abituali e si è espansa rivolgendosi a tutti e tutte, cercando di stimolare un dialogo che sia innanzitutto internazionale e pervasivo. No borders recita infatti il titolo dell’edizione 2024, poiché l’ambiente che dobbiamo difendere – mari, oceani, foreste, ghiacciai – non ha confini e, contemporaneamente, «senza confini deve essere l’azione dell’umanità verso la transizione ecologica».
“M’illumino di meno 2024” ha perciò invitato comuni, scuole, università e ogni comunità «non solo ad agire nel proprio quotidiano, ma soprattutto a cercare alleanze e sviluppare progetti internazionali, a “spegnere i confini” e oltrepassarli in nome di una concreta inversione di rotta».
In che modo?
Spegnere le luci, rinunciare all’auto, piantare alberi, condividere i consumi.
Sono queste alcune delle azioni del Decalogo di M’illumino di meno, che invita al primo punto proprio quello di spegnere e far spegnere le luci di casa, dell’ufficio, del condominio e del Comune.
Del resto la prima edizione si è svolta proprio il 16 febbraio 2005 in occasione dell’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, adottato nel 1997 in Giappone. Com’è noto il Protocollo di Kyoto è il primo accordo internazionale con cui i Paesi industrializzati si sono impegnati a ridurre le emissioni di alcuni gas a effetto serra, responsabili del cambiamento climatico.
Quest’anno, ad esempio, Rai Radio2, che ha lanciato l’iniziativa nel 2005, ha ricordato le sane abitudini da tenere per una vita più sostenibile: spegnimento delle luci non necessarie, spostarsi a piedi, in bici o con i mezzi pubblici, prendere l’auto solo in caso di necessità e per i lunghi spostamenti, scambiarsi oggetti e vestiti che non usiamo più.
Andando in questa direzione, è dunque da sottolineare come anche quest’anno l’Alleanza italiana per lo Sviluppo sostenibile (ASviS) ha sostenuto “M’illumino di meno” attraverso il coinvolgimento dei suoi aderenti e alleati. E, la Collezione Peggy Guggenheim, ha poi spento a Venezia le luci di Palazzo Venier dei Leoni, storico palazzo affacciato sul Canal Grande e sede di un museo, dalle 18 alle 22. Anche l’Inail (Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro) e Chiron energy hanno spento le luci non necessarie dei propri uffici. Inoltre le lavoratrici e i lavoratori di Fondazione con il Sud e con i bambini hanno spento luci e stampanti e abbassato la temperatura dei termosifoni. L’Ente italiano di normazione ha sostenuto Forestami, il progetto di riforestazione urbana della Città metropolitana di Milano. Fondazione musica per Roma ha spento le luci dei suoi uffici e organizzato alcune attività di comunicazione sui suoi profili social. Banco alimentare, in collaborazione con l’Istituto Alberghiero Assisi, ha realizzato “In cucina io non spreco”, un libro di ricette antispreco che si può ricevere via email compilando l’apposito form online. Così anche, è da sottolineare, la Rete delle università per lo sviluppo sostenibile (Rus) ha organizzato oltre trenta iniziative su tutto il territorio italiano, dagli aperitivi a lume di candela alle cene con un menù green, dai contest per promuovere azioni sostenibili agli scambi di libri di seconda mano. Una rete di iniziative e azioni, dunque, che hanno cercato di illuminarsi di meno. E noi cosa abbiamo fatto il 16 marzo? In cosa ci siamo illuminati di meno? E cosa facciamo ogni giorno per risparmiare energia?
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