ATTENTI AL LUPO! - Le interferenze del cuore in "Amore & Psiche"
Ognuno di noi può raggiungere la felicità leggendo le massime di Epicuro
Con questa riflessione di Fermetef su come superare i “conflitti del cuore e dell’anima” e riuscire a trovare una propria dimensione di felicità, o quantomeno di serenità, concludiamo il ciclo degli articoli dedicati ad “Amore & Psiche”.
di Fermetef
OGGI CI soffermiamo su un filosofo greco che è sempre più che mai attuale: Epicuro.
Epicuro (341 a.C. – 270 a.C.) è stato un filosofo greco tra i più influenti dell’antichità, fondatore dell’Epicureismo. Nato sull’isola di Samo, sviluppò un sistema filosofico che mirava a fornire una guida pratica per vivere una vita felice e priva di turbamenti.
Le sue idee sono state tramandate principalmente attraverso frammenti, lettere e testimonianze di altri autori, poiché la maggior parte delle sue opere originali è andata perduta.
Il pensiero epicureo si articola attorno a temi fondamentali.
La ricerca della felicità
Epicuro considerava la felicità (eudaimonia) il fine ultimo della vita.
Per lui, la felicità si ottiene attraverso il piacere (edonismo), ma non inteso come mera soddisfazione dei sensi, bensì come assenza di dolore (aponia) e di turbamento (atarassia).
Il piacere era, quindi, principalmente mentale e spirituale, piuttosto che fisico.
La distinzione dei piaceri
Epicuro distingue i piaceri in:
– Naturali e necessari: come il cibo, l’acqua, e la compagnia, che sono essenziali per la vita.
- Naturali ma non necessari: come il lusso eccessivo.
Innaturali e non necessari: come il desiderio di ricchezza, potere o fama, che portano più dolore che piacere.
La filosofia come terapia
Epicuro vedeva la filosofia come un mezzo per liberare l’uomo dalle paure irrazionali, come il timore degli dèi e della morte. Egli insegnava che:
– Gli dèi non interferiscono con la vita umana, poiché vivono in uno stato di perfetta beatitudine.
– La morte non è da temere, perché, quando siamo vivi, non c’è la morte, e quando c’è la morte, noi non ci siamo.
La fisica atomistica
Seguendo Democrito, Epicuro adottò una concezione materialista del mondo.
Egli credeva che l’universo fosse composto da atomi e vuoto, e che tutto, incluse le anime, fosse soggetto a leggi naturali.
Questa visione mirava a demistificare i fenomeni naturali e a eliminare il timore di punizioni divine.
La vita comunitaria
Epicuro fondò una scuola, il “Giardino”, dove uomini, donne e schiavi potevano partecipare alla ricerca filosofica.
Egli enfatizzava l’importanza dell’amicizia come uno dei più grandi piaceri della vita.
Le opere di Epicuro sono quasi completamente perdute. Tuttavia, le sue idee ci sono giunte tramite tre lettere principali, riportate da Diogene Laerzio.
- Lettera a Meneceo: Tratta di etica e della ricerca della felicità.
- Lettera ad Erodoto: Espone i fondamenti della sua fisica.
- Lettera a Pitocle: Descrive la sua cosmologia e meteorologia.
Poi vi sono ancora:
- Le Massime Capitali: Una raccolta di 40 aforismi che sintetizzano i suoi insegnamenti.
- Sentenze Vaticane: Un’altra raccolta di frammenti filosofici.
- De rerum natura di Lucrezio: Poema didattico che espone in latino le dottrine epicuree.
Eredità culturale
Affronta la paura della morte con un ragionamento radicale e rassicurante: la morte non deve spaventarci, poiché non ci riguarda. Questo pensiero è esposto nella sua celebre frase: “La morte non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c’è la morte, e quando c’è la morte non ci siamo più noi.”
L’assenza di percezione:
La morte è la fine della sensazione, e per Epicuro, ciò che non può essere percepito non può nemmeno causare dolore o turbamento. Non esiste quindi un’esperienza negativa legata alla morte.
Eliminare il timore dell’aldilà: Epicuro rifiutava l’idea di una punizione divina o di un’esistenza ultraterrena. Secondo lui, l’anima è materiale e composta da atomi, proprio come il corpo. Alla morte, questi atomi si disperdono, e con essi termina ogni forma di coscienza.
La morte come limite naturale: Accettare la morte significa riconoscere il limite della vita. La filosofia diventa quindi un esercizio per vivere il presente senza l’angoscia del futuro.
Epicuro insegnava che, liberandosi della paura della morte, l’uomo può vivere una vita più piena e serena, concentrandosi su ciò che conta: il piacere semplice, la virtù e l’amicizia.
L’amicizia occupa un posto centrale nella filosofia epicurea, tanto che Epicuro la considerava uno dei beni più preziosi della vita e un elemento essenziale per raggiungere la felicità.
Le caratteristiche dell’amicizia secondo Epicuro:
- Un legame disinteressato: L’amicizia, per Epicuro, è fondata sulla sincerità e sul rispetto reciproco. Non deve essere motivata da interessi economici o ambizioni personali, ma dal piacere che deriva dalla compagnia di persone fidate.
- Fonte di sicurezza e tranquillità: Gli amici forniscono sostegno nei momenti difficili e protezione dai pericoli. Vivere circondati da amici rende più facile superare paure e preoccupazioni, contribuendo alla atarassia (assenza di turbamento).
- Un piacere stabile: Rispetto ai piaceri fugaci legati ai sensi, l’amicizia offre una gioia stabile e duratura. È un piacere mentale che rafforza la serenità dell’animo.
-Amicizia e virtù: Anche se Epicuro non attribuiva alla virtù un valore assoluto, credeva che l’amicizia fosse strettamente connessa alla vita virtuosa. La relazione amicale è una forma di bene in sé, in grado di arricchire la vita.
La comunità del “Giardino”:
Epicuro mise in pratica i suoi ideali sull’amicizia creando il Giardino, una scuola che era anche una comunità di vita. Qui le persone, indipendentemente dalla loro origine o condizione sociale, potevano condividere idee e supportarsi reciprocamente. L’atmosfera del Giardino rifletteva l’importanza che Epicuro attribuiva all’amicizia come base di una vita felice.
Quindi solo la ricerca interiore e l’equilibrio portano la felicità.
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