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ILNUOVOPAESE.IT del 14/20 marzo 2024, Numero 11 (Anno XIV) - IN COPERTINA

«Perché non parli?» La moda dei tatuaggi su tutto il corpo ha i suoi pentiti

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di Francesco Caroli

«Perché non parli?» avrebbe esclamato Michelangelo Buonarroti ammirando il suo Mosè dopo averlo finito di scolpire. Non si sa se il racconto di quel fatto sia vero o meno, ma a quanto si narra quella frase sarebbe stata proferita dallo scultore dopo aver osservato la sua opera, meravigliato soprattutto dal terribile cipiglio della statua. «Al suo mutismo» avrebbe confessato in seguito il Divin Artista, vissuto tra il quattrocento e il cinquecento, «risposi assestandogli una vigorosa martellata al ginocchio».

Il Mosè di Michelangelo-Buonarroti (immagini internet)

Il Mosè di Michelangelo-Buonarroti (immagini internet)

Quella frase, leggenda o no, si ripete da allora ad libitum nell’osservare una qualsiasi opera dell’ingegno umano che rasenta la perfezione. Non si sa d’altro canto se il Divin Creatore avrebbe proferito – dopo i canonici sette giorni che gli occorsero – la stessa frase al termine della creazione, guardando l’uomo, la sua migliore creatura, quella più riuscita. Indubbiamente, però, pensando ai milioni e milioni di anni necessari per giungere al termine della catena evolutiva e arrivare ai risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti, ci si chiede come mai l’uomo stesso deturpi quell’opera d’arte così perfetta che è il suo corpo. Ben rappresentato tra l’altro dall’Uomo vitruviano, il disegno a penna e inchiostro su carta di Leonardo da Vinci, un altro genio del Belpaese, quale rappresentazione delle proporzioni ideali del corpo umano, armoniosamente inscritto nelle due figure “perfette” del cerchio, che simboleggia il Cielo, ovvero la perfezione divina, e del quadrato, che simboleggia la Terra.
Da_Vinci_Vitruve_Luc_ViatourCi riferiamo, se non lo si è ancora capito, della vera e propria moda che da diversi decenni ha preso piede tra una grande maggioranza di uomini e donne nel farsi praticare tatuaggi dalle forme più bizzarre e strane, arrivando in alcuni casi a deturpare il proprio corpo in modo irrimediabile e definitivo, salvo in seguito iniziare un trattamento di eliminazione estetica dolorosa e piuttosto costosa. Certo, quello del tattoo è un fenomeno che affonda le sue origini in tempi e culture diverse. Anzi, da parte di alcuni estimatori, è ritenuta una vera e propria forma d’arte. Una contraddizione in termini se invece si pensa alla bellezza del corpo di una donna e di un uomo nella sua propria unicità.
ImmagLasciamo stare, perché non ci interessa in questa disamina, perché ci si tatua (in molti casi il desiderio è quello di affermare la propria individualità oppure si è spinti dall’imitazione) e qual è il significato di un tatuaggio? Premettiamo che non c’è nulla da vergognarsi nel compiere una scelta che sta diventando così comune (basti osservare diversi personaggi noti nel mondo dello spettacolo e dello sport, molti campioni di calcio soprattutto, che presentano su parti rilevanti del proprio corpo forme così arabescate che sono di difficile interpretazione), ma – in una società dove la tendenza è quella ai rapidi mutamenti – quella del tatuaggio è una scelta quasi definitiva, sulla quale bisogna riflettere con particolare attenzione prima di prendere una decisione che non tenga conto di questi aspetti.
Molti sono in questo momento i tatuati che stanno dichiarando il loro pentimento. Oggi, infatti, sono più di un milione e duecento su una stima di sette milioni di italiani tatuati le persone che hanno pensato di rimuovere un vecchio tatuaggio. Tra di loro, indubbiamente, due personaggi noti nel mondo dello spettacolo televisivo, come Stefano De Martino ed Ema Stokholma.

Ema Stokholma, tra le più pentite sei suoi tatuaggi. Sopra, la modella Onlyfans, orgogliosa invece dei suoi tattoo

Ema Stokholma, tra le più pentite sei suoi tatuaggi. Sopra, la modella Onlyfans, orgogliosa invece dei suoi tattoo

«Toglierò tutti i tatuaggi. Inizierò da braccia, mani, dita, spalle», ha annunciato tempo fa la celebre conduttrice attraverso i suoi social, ripetendo in ogni occasione il suo pentimento.
Secondo alcuni dati è comunque un italiano su due quello che si pente nell’aver fatto dei tatuaggi. In base a uno studio su 1600 persone tra i 18 e 60 anni, il tattoo non è una scelta definitiva: tra le decorazioni e i disegni più rinnegati vi sono a quanto pare i nomi degli ex e le citazioni inopportune. Quindi, stiamo attenti nel decidere se farsi praticare un tatuaggio, del quale in seguito ci si potrà pentire. Prima di disegnare sul proprio corpo una qualsiasi cosa, un consiglio: guardarsi allo specchio e chiedersi se vale la pena deturpare un’opera così perfetta che ci è stata consegnata come dono al momento della nascita.
Invitiamo i lettori ad esprimere la loro opinione su questo argomento piuttosto controverso e dibattuto, accedendo alla apposita sezione di comunicazione con il nostro giornale.

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