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A PROPOSITO...

Rossana Bellopede: «Così è nato il mio interesse per l’ingegneria ambientale»

L'importanza della ricerca in geoingegneria ambientale per un un mondo a misura d'uomo (immagine web)
L'importanza della ricerca in geoingegneria ambientale per un un mondo a misura d'uomo (immagine web)

L’importanza della ricerca in ingegneria ambientale per un un habitat a misura d’uomo (immagini web) 

di Mario Castellana

Rossana Bellopede

Rossana Bellopede

CONTINUANDO LA nostra inchiesta tra le giovani personalità pugliesi, questa volta intervistiamo Rossana Bellopede, docente al dipartimento di Ingegneria per l’Ambiente, il Territorio e le Infrastrutture al Politecnico di Torino.

Dove ha compiuto i suoi studi?
«Dopo essermi diplomata al liceo classico “Tito Livio” di Martina Franca ho frequentato e portato a termine il corso di studi in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio al Politenico di Torino. Dopo la laurea ho conseguito il titolo di dottore di Ricerca in Geoingegneria ambientale presso il Politecnico di Torino nel 2006».

Com’è nata la sua  passione per la ricerca ?
«La passione per la ricerca è nata nel periodo di svolgimento della mia  tesi di laurea magistrale, durante il quale  ho condotto attività sperimentali nel  laboratorio Marmo e Pietre Ornamentali al Politenico di Torino e sono entrata in contatto con ricercatori di università italiane e estere che erano coinvolti insieme al gruppo di ricerca delle mie relatrici in un paio di interessanti progetti europei (progetto McDUR e progetto TEAM). La partecipazione a tali progetti mi ha permesso di capire, non solo l’importanza della ricerca applicata (in laboratorio e in sito), ma anche dello scambio di idee, metodologie e risultati sperimentali tra gruppi di diverse sedi e competenze. Tali esperienze mi hanno fatto riflettere sull’importanza del confronto a livello nazionale e internazionale dei risultati raggiunti dai singoli gruppi di ricerca per poter poi avere conferme scientifiche ma anche ricadute concrete nella società».

In quale campo ha concentrato la sua ricerca?
«La mia ricerca sviluppata nel settore dell’Ingegneria delle Materie Prime è iniziata concentrandosi sullo studio dei fenomeni di degrado che si manifestano in opera sui materiali lapidei e sulle metodologie per poter monitorare e quindi prevenire tale degrado. Tale filone di ricerca è stato seguito fino ad oggi portando a interessanti collaborazioni con commissioni scientifiche riconosciute dell’UNESCO e allo studio del comportamento di materiali lapidei presenti in importanti siti storico-culturali come il Teatro Greco di Siracusa. Lo studio e la caratterizzazione dei materiali lapidei al fine del monitoraggio e della opportuna conservazione e protezione del patrimonio culturale ha inoltre portato alla pubblicazione di un testo internazionale nato dalla collaborazione tra ingegneri, geologi, architetti e archeologi sulla calcare della Valle d’Itria e sul territorio di Alberobello. Questo primo filone di ricerca è stato poi nel tempo affiancato da altri, non meno interessanti, quale lo studio del recupero dei materiale di risulta dai lavori di scavo e di trattamento dei materiali lapidei , la valorizzazione delle cosiddette “Critical Raw Materials” dai rifiuti elettrici e elettronici e da discariche minerarie e recentemente lo studio dell’inquinamento da microplastiche in diverse matrici ambientali e in comparti industriali  ( partita con un progetto PRIN sulle grotte turistiche (SHOWCAVE 2020-2024)  e proseguita con un progetto PNRR sull’economia circolare nel settore tessile (FAST4C – in corso)».

Ci può descrivere  alcuni dei risultati ottenuti?
«Per la ricerca condotta sulla caratterizzazione delle pietre ornamentali, al fine della loro conservazione e della protezione del patrimonio culturale in cui esse sono state utilizzate, la ricerca condotta sulla pietra della Valle d’Itria, insieme a colleghi architetti e archeologi del nostro territorio,  è stato un tassello importante per la tutela del patrimonio culturale e il riconoscimento a livello internazionale di della calcare del nostro territorio. Nell’ambito della valorizzazione di metalli preziosi e materie prime critiche da rifiuti, la metodologia per il recupero del tantalio dai condensatori delle schede elettroniche, che è stata brevettata, costituisce un importante risultato legato ai processi per la valorizzazione e il riciclo delle materie prime critiche “Critical Raw Materials”».

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Quali potranno essere i benefici della sua ricerca?
«Essendo ricerche applicate la disseminazione dei risultati delle ricerche condotte dal nostro gruppo di ricerca può portare al miglioramento di pratiche di conservazione e restauro  dei materiali lapidei (per le ricerche nel settore del patrimonio culturale) e all’ottimizzazione di processi industriali (per il settore della circular economy e dei processi di trattamento e riciclo)».

Quali sono i suoi interessi negli ultimi tempi?
«Negli ultimi tempi le mie ricerche, e quindi i miei interessi; si sono rivolti alle necessità dell’industria e della  società nei confronti dei principali problemi ambientali: microplastiche, valorizzazione di metalli e elementi “preziosi” da apparecchiature elettriche e elettroniche, ottimizzazione dei processi di estrazione e trattamento di minerali per l’estrazione delle CRM . Non ho tralasciato però i beni culturali: ho infatti in corso una ricerca , affidata dal Parco Archeologico, sulla caratterizzazione della calcarenite nella quale è stato costruito il Teatro Greco di Siracusa, ai fini della valutazione delle più idonee procedure di prevenzione del suo degrado».

Ad un giovane che voglia intraprendere l’attività di ricerca, cosa consiglierebbe?
«Consiglierei di intraprendere questo percorso senza troppe pretese ma con la consapevolezza che non solo l’impegno ma soprattutto la capacità di confronto e di lavorare in gruppo rappresentano un valore aggiunto in questo cammino».

Come docente in una Università, quale peso ha l’impegno didattico nella sua attività?
«La didattica è la nostra prima vocazione e io non la vedo come un obbligo, sebbene  come docenti abbiamo un minimo di ore fa svolgere e poi molte altre diverse attività aggiuntive, ma la vedo come un’opportunità di trasferire le competenze che noi acquisiamo non solo in laboratorio ma anche al contatto con le aziende e con   gli stakeholder internazionali dei nostri campi di ricerca agli ingegneri del futuro. In questo modo a loro non vengono trasmesse solo formule e applicazioni di modelli ma esempi tangibili delle criticità e opportunità che si possano trovare nel mondo del lavoro. I corsi progettuali a tal proposito sono molto apprezzati«.

Come vede la situazione dell’Università italiana degli ultimi tempi?
«A mio parere l’Università italiana negli ultimi tempi è sempre più chiamata nell’impegno nella “terza missione” ovvero nel rapporto con la comunità circostante oltre che nella ricerca e didattica. Il ruolo importante di organismo di riferimento e di influenza presso aziende, amministrazioni e comunità è però ottenuto grazie anche al contributo di molti giovani ricercatori, molti precari, che proseguono spinti dalla passione per la ricerca e non dal contributo economico che essi hanno e tantomeno dalle prospettive lavorative. Attualmente nonostante ci siano molte posizioni da dottorando/a si fa fatica a trovare giovani che vogliano intraprendere questo cammino che è visto (e in realtà lo è ancora) incerto e non  adeguatamente ricompensato alla fine del percorso. L’auspicio è che la società e i nostri giovani rivalutino l’importanza del percorso universitario e che gli amministratori e politici possano prevedere percorsi più solidi e gratificanti per chi opera in questo settore».

Dato che lei è di Martina Franca, continua ad avere rapporti col nostro territorio?
«I rapporti con esperti e aziende di Martina  Franca si sono sempre più consolidati negli ultimi anni non solo per la ricerca applicata ma anche per la didattica. In realtà ho iniziato durante il periodo del COVID a coinvolgere aziende del nostro territorio per poter organizzare delle visite virtuali in aziende o seminari per mostrare la situazione di gestione ambientale anche di realtà più distanti da quella di Torino. In particolare, nel periodo in cui eravamo costretti a tenere le lezioni in remoto ai nostri studenti e che quindi abbiamo dovuto rinunciare alle visite tecniche in impianto in presenza (frequenti per i corsi di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio del Politecnico di Torino), ho invitato esperti e aziende del nostro Territorio a condurci in virtual tour in aziende e a tenere seminari a distanza. Per queste iniziative ne approfitto per ringraziare la Recsel e la Monteco per il loro supporto e la loro professionalità e Massimiliano Martucci, giornalista e divulgatore martinese per il settore della Circular Economy che ha fatto da tramite per le varie professionalità. Successivamente ho collaborato con esperti del settore della tutela del patrimonio culturale della Regione Puglia raggiungendo l’obiettivo della pubblicazione del libro Natural Stone and World Heritage – Itria Valley and Alberobello, Apulia Region, Italy. Attualmente invece è in corso la collaborazione con l’azienda Rossorame di Martina Franca nell’ambito del progetto PNRR FAST4C per lo studio ai fini dell’ottimizzazione e la valorizzazione degli scarti nel settore tessile».

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