L'isola di Nando Nunziante
Sulla direttrice Bari-Napoli alla scoperta del tempo perduto in una storia tra due giovani
di Oreste Roberto Lanza
IL TEMPO, la conoscenza, la condivisione. Valori ormai dimenticati, caduti nell’oblio della dimenticanza per far posto alla liquidità del pensiero, alla competitività, alla contrapposizione, alle passioni tristi. Eppure il tempo è fatto di magia, di piccole cose, di attimi belli da cogliere, controllare e farli propri. Stiamo parlando di ritrovare il senso dell’unica vita donataci, il senso della bellezza, dello sguardo sincero, del cuore puro, nobile che ti abbraccia per non dimenticarti. Un cuore vero o come dice il giornalista Nando Nunziante: “Un cuore dolce”.
Da valente ed eccellente giornalista Rai a scrittore il passo è stato breve. Nella sua prima fatica letteraria “Aiutami a Guardare”, edito da Gelsorosso, l’autore, Nando Nunziante, utilizzando una panchina e un’isola lontana dal tempo che scorre, dalle velocità incontrollate del nostro essere soltanto numeri, riesce a disegnare un quadro oseremmo dire perfetto, vero, dove a dettare la vita è soltanto la natura, quella dove l’uomo non è padrone di decidere. In una bellissima autobiografia di centosettantacinque pagine leggère nell’intendere, ben scritte c’è un profumo diverso dalla solita lettura. Nell’isola di Nando c’è l’istigazione alla bellezza, alla conoscenza, alla curiosità che insieme elevano l’uomo alla libertà. Sulla direttrice Bari–Napoli si intrecciano tra tanti pensieri una bellissima storia tra due giovani, Piero e Ebe o se volete Occhialoni e Sciampi (per ricordare il cantautore e poeta livornese Piero Ciampi morto prematuramente nel 1980) nell’età che precede di poco quella della maturità e delle responsabilità. Una storia pedagogica se volete perché nella parola aiutami c’è appunto la consapevolezza che non ce la si può fare da soli, Noi siamo gli uni della stessa sostanza sociale. Insieme la condivisione è importante per affrontare le cose della vita e allo stesso tempo riuscire a guardare la nostra esistenza con gli occhiali della conoscenza per evitare di sprofondare in una superficialità sempre più pregnante del nostro tempo, della nostra inutile quotidianità. Insomma una bella storia tra due ragazzi che va al di là dell’amore perché non c’è alcuna attrazione ma soltanto stima e curiosità cercando di non perdere tempo per coltivare la conoscenza. Poi quella imposizioni di ritrovarsi e mai perdersi attraverso lo scritto di una lettera dove raccontarsi. Sulle pagine bianche scorreranno pittori, musicisti, libri, film e parole dimenticate. Raccontare il loro tempo. Il tempo.
Una panchina per ritrovare se stessi
Una bella parola che non conosciamo diventata il peggior nemico del piacere di vivere. Ecco allora Nando Nunziante con il suo scritto che aiuta il lettore a guardare meglio per trovare una panchina, un’isola insieme con i propri amori e pensieri più dolci, bellezze vere del tempo giusto per capire il lato magico della nostra esistenza. La trama non ve la raccontiamo, dopo capirete che non è necessario ambire al peggio, all’ignoranza che genera mostri ma avere tempo per trovare conoscenza e meraviglia. Un pensiero si fa verbo dopo la lettura di libro: “Quello che vogliamo essere veramente dobbiamo cercarlo nella curiosità del vivere e nel sentimento della gratitudine sentimento profondo della vita”.
Un libro da rileggere all’occorrenza, quando la luce dei nostri pensieri diventa debole.
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