Don Giovanni manifesto, il del Teatro dell’Opera di Roma (immagine internet)
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È sempre più seguita la nostra rubrica «Amore & Psiche». Un appuntamento che ogni quattordici giorni propone i quesiti dei nostri lettori. Questa volta ci scrive Carmelo (nome fittizio), che afferma: «Sono un ragazzo, se così mi posso ancora definire, che ha superato da un po’ la trentina. Il mio grande problema è che non riesco ad approcciarmi in modo convincente a una donna a causa dei miei tanti complessi di inferiorità, causati da una difficile infanzia e adolescenza. Cosa posso fare per sbloccarmi e riuscire finalmente nell’impresa della mia prima volta, senza che mi rivolga necessariamente a una donna di piacere?»
di Fermetef
Don Giovanni, il manifesto del Teatro dell’Opera di Roma (immagine internet)
Caro giovane amico, il problema che ci poni è comune a tantissime persone, giovani e meno giovani. Lo studiò a fondo Alfred Adler, grande psicoanalista dei primi anni del Novecento, che parlò appunto di «complesso di inferiorità». Ti consiglio magari di leggere un suo libro, dal titolo: Il senso della vita. Al di là di ciò però ti voglio raccontare in breve la storia di don Giovanni.
Don Giovanni Tenorio, personaggio seicentesco leggendario e soprattutto teatrale, diventato nel tempo l’incarnazione del seduttore di cuori femminili, per sua fortuna non aveva alcun complesso di inferiorità, né si dispiaceva nel sentirsi rifiutare se si proponeva a una donna che gli piaceva.
Quindi completamente privo di orgoglio.
La sua tecnica era assai semplice.
Ogni volta che incontrava una donna che lo interessava, le faceva i complimenti più sviscerati, nel tentativo di sedurla.
Delle tante donne che corteggiava, poche invero accettavano le sue profferte, e – di queste poche – ancora meno finivano con l’avere una storia importante con lui.
Ma lui, imperterrito, non si lasciava intimorire dai ripetuti rifiuti, che cestinava senza alcun pentimento e con essi – bisogna dire – cestinava pure il suo orgoglio.
Lavorava sulla quantità più che sulla qualità, basandosi sulla probabilità che qualcuna gli dicesse di sì, e insisteva fino a quando non raggiungeva il suo scopo.
Apparentemente è facile comportarsi così, ma ti assicuro che non lo è.
Siamo tutti mostruosamente orgogliosi e un rifiuto ci atterrisce.
Dietro questa paura vi è una dinamica psichica profonda. È il gioco delle figure genitoriali protagonista di questa dinamica.
Fino a che si vedrà nell’altro/a una figura genitoriale, si avrà paura del rifiuto perché il rifiuto di un genitore mina la propria esistenza.
Il condizionamento è soprattutto inconscio.
Quindi ti consiglio di “lavorare” su questo concetto e impegnandoti con tutte le tue forze, nel tempo la tua dinamica di giovane uomo che non riesce ad approcciarsi al sesso femminile, potrebbe – dico potrebbe – indebolirsi, facendoti superare con successo i tuoi complessi. E quindi, come faceva Don Giovanni, non aver più paura di essere rifiutato. Solo così potrai andare avanti e conoscere nella tua vita la donna che ti potrà amare per quello che realmente sei. Buon lavoro!
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