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ILNUOVOPAESE.IT del 24/31 luglio 2024, Numero 30 (Anno XIV) - IN COPERTINA (Ed. estiva)

«La mia fuga al Nord. Ho abbandonato la Sicilia per insegnare in Lombardia»

Giovanni Ciotta tra gli ulivi della sua terra
Giovanni Ciotta tra gli ulivi della sua terra

Giovanni Ciotta tra gli ulivi della sua terra

di Valeria Meli

Giovanni Ciotta, un altro degli emigrati in fuga dal sud

Giovanni Ciotta, un altro degli emigrati in fuga dal Sud

LA NOSTRA INCHIESTA sugli Italiani in fuga si arricchisce di storie di persone che hanno lasciato la terra in cui sono nati per cercare la propria realizzazione altrove. Questa volta riportiamo la testimonianza di Giovanni Ciotta, trentaquattrenne, che da cinque anni ha lasciato la sua città, Campobello di Licata in provincia di Agrigento, per insegnare matematica e scienze nelle scuole di Monza e Brianza.

Giovanni, qual è la tua storia. Come è andato il percorso che ti ha portato a trasferirti in Lombardia?

«Dopo essermi laureato in Scienze naturali all’Università di Messina e iscritto all’albo degli agrotecnici di Agrigento-Trapani, ho cercato in tutti i modi di farmi spazio nell’ambiente lavorativo siciliano, ma ho capito che nella mia terra, se non si hanno le giuste conoscenze purtroppo non si può andare avanti. Pur avendo un’azienda agricola di famiglia che produce mandorle, uva e olio d’oliva, sono stato costretto a emigrare al nord.  Lavorando la terra, infatti, nonostante gli enormi sacrifici, non si rientra delle spese fatte durante il corso dell’anno. Bisogna considerare che la manodopera  scarseggia ed è abbastanza cara, lo Stato è completamente assente e l’agricoltore abbandonato a se stesso. Per sfruttare gli anni di studi fatti,  mi sono ritrovato costretto, a malincuore, a inserirmi in graduatoria come insegnante nella provincia di Monza e Brianza e a lasciare la mia terra. Le prime chiamate nella scuola sono arrivate nel 2017, ma all’epoca non ero molto convinto di volermi trasferire e per mia scelta ho rifiutato molte convocazioni. Poi nel gennaio 2019 la decisione di partire».

Quali le difficoltà che hai incontrato nel distacco dalla tua città?

Giovanni con la sua Valentina

Giovanni con la sua Valentina

«Le prime difficoltà hanno riguardato il cercare una casa (sono grato ad alcuni miei cugini che mi hanno ospitato per qualche mese, dandomi vitto e alloggio) poiché essendo precario e non avendo alcuna garanzia di contratto indeterminato, nessuna agenzia immobiliare intendeva propormi un contratto d’affitto. Inoltre dal punto di vista emotivo non è stato affatto semplice; a volte mi sembrava di avere fatto un tuffo nel vuoto, senza aver guardato dove andare a sbattere. Mi ritrovavo in un ambiente nuovo, dove non conoscevo nessuno, lontano da Valentina, la mia fidanzata che era rimasta in Sicilia e, in più, mi scontravo con le difficoltà legate alla mia prima esperienza lavorativa. Fortunatamente dopo un mese, anche la mia fidanzata si è trasferita per lavoro e ciò ha reso più semplice la mia permanenza».

 A proposito di legami affettivi, come vivi il rapporto a distanza con la tua famiglia e con gli altri famigliari e amici che hai lasciato al Sud?

«La distanza con la mia  famiglia  all’inizio non era un problema. Ero distratto dalla mie nuove esperienze e i miei genitori non perdevano occasione per incoraggiarmi a proseguire la strada intrapresa. Inoltre  quasi ogni mese  mi mandavano un pacco con tutti gli alimenti buoni da mangiare della mia terra, così da non farmi sentire troppo la distanza da casa. Tuttavia, da qualche anno, ogni volta che torno in Sicilia e passo del tempo con i miei genitori, mi rendo conto che mi sto perdendo pezzi della loro vita; lì vedo sempre più anziani e distanti e questa cosa mi fa riflettere sul fatto che non ci saranno per tanto tempo ancora, e quindi, ogni volta che li salutando salendo sull’aereo per ritornare in Lombardia, provo una grande malinconia».

Oltre ai tuoi familiari cosa ti manca di più della tua terra?

«Della mia terra mi manca la campagna, la terra e il contatto con la natura, gli amici, il modo di vivere  delle persone che è sempre molto rilassato e tranquillo».

A proposito di terra e di campagna, nei giorni attuali si parla molto di siccità e di crisi di coltivatori e allevatori siciliani. Che esperienza hai di questo fenomeno con la tua azienda agricola?

«Noi stiamo toccando con mano il fenomeno. La mia azienda non è irrigua e ho constatato che per la mancanza dell’acqua i vigneti hanno subito un  duro colpo, al punto che ci stiamo interrogando sulla convenienza di raccogliere il prodotto anche se scarso. Il grano non è cresciuto, è rimasto basso venti centimetri e non si è potuto trebbiare. A ottobre si immagina già che ci sarà un problema per l’olio. L’agricoltura è in ginocchio. A fine anno saranno più le spese che i guadagni».

Quali sono i tuoi progetti futuri?

«Al primo posto riuscire a diventare di ruolo vincendo un concorso, e poi sposarmi, ma sto valutando anche di sposarmi e creare una famiglia prima del famoso ruolo. Ovviamente il progetto successivo è quello di tornare a vivere e lavorare in Sicilia. Ma certamente senza dimenticare di ringraziare la Lombardia che mi ha adottato e mi ha fatto maturare come persona, offrendomi la possibilità di un lavoro e  di una stabilità economica e offrendomi anche la possibilità di conoscere tante belle persone. È  grazie alla Lombardia se adesso sono quello che sono. Il richiamo della mia Sicilia però è troppo forte».

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1 Commento su «La mia fuga al Nord. Ho abbandonato la Sicilia per insegnare in Lombardia»

  1. Elisabetta // 25 luglio 2024 a 14:09 // Rispondi

    Certamente non è stato facile lasciare la terra natia ma se la Tus esperienza è positiva e ti arricchisce ne sono felicissima per te. Auguri x la carriera e per il futuro matrimonio

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