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A PROPOSITO DI... - Continua Il viaggio tra tra gli operatori culturali di un paese del Sud

L’importanza della supervisione pedagogica nel pensiero di Domenico Simeone

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di Mario Castellana

Domenico Simeone (immagine web)

Domenico Simeone (immagini web)

PUR FACENDO un sommario excursus sulle figure impegnate a vario livello a Martina Franca in ambito culturale emerge quasi una costante negli ultimi secoli degna di essere presa in debita considerazione: l’attenzione prestata ai problemi educativi col relativo impegno a volte diretto a fondare vere e proprie ‘scuole  di pensiero’  per preparare i più giovani o a mettere in atto dei percorsi didattici  per la popolazione meno abbiente. Sul ruolo strategico assegnato alla necessità  di portare avanti ‘scuole di pensiero’ si segnalano prima nel Settecento il più noto domenicano Pasquale Magli (1720-1776), allievo di Giambattista Vico e  che diede vita ad un indirizzo di teologia morale, e tra i due secoli il carmelitano Luigi Basile di cui si sa molto poco per aver messo in piedi a Martina presso il convento del Carmine un piccolo ‘Ateneo’ per l’insegnamento delle discipline scientifiche  su espressa richiesta  di alcune famiglie;  poi in pieno Ottocento il matematico Giuseppe Battaglini (1826-1894), prima docente a Napoli e poi a Roma, fondò il Giornale delle Matematiche proprio per preparare i giovani alla ricerca più avanzata in campo matematico per poi inviarli nelle Università europee per perfezionarsi. Accanto a tali figure, è da segnalare  l’intensa attività didattica da parte di Lelio Fanelli (1793-1870), nel primo Ottocento, grazie al fare sue le sollecitazioni provenienti dalla cultura illuministica e col pubblicare e tradurre opere per i meno abbienti oltre all’impegno per la costituzione di biblioteche nel Regno di Napoli; e con simili intenti nel corso del Novecento, Michelangelo Semeraro (1900-1965), prima come docente e poi direttore didattico e con relative pubblicazioni, si è impegnato in particolar modo nell’importanza data al lavoro e per le scuole rurali  (e su queste due ultime figure vedasi le recenti voci apparse sul Dizionario biografico degli Italiani della Treccani).
In questi ultimi tempi immersi nella cosiddetta ’società della conoscenza’, sta ritornando ad essere strategico il problema  dell’educazione a tutti i livelli anche se  del resto lo è sempre stato; esso è infatti al centro di serrati dibattiti sia di natura più epistemologica, interna alla struttura e all’evoluzione concettuale delle scienze dell’educazione, sia sociale per l’importanza accordata alla formazione per ogni singolo strato della popolazione, tale da portare nel nostro paese alla Legge n. 55/2024 che istituisce l’Ordine delle professioni pedagogiche ed educative. Ed investire nella ricerca pedagogica, come in ogni campo, è un fatto strategico in quanto permette di “aprire nuove prospettive di pensiero al servizio dell’azione educativa” come sottolinea un altro martinese Domenico Simeone, docente di Pedagogia generale e sociale e Preside della Facoltà di Scienze della Formazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore,  nel curare il Dizionario di Pedagogia generale e sociale ( Brescia, Scholé 2024); per portare avanti tale non comune impresa,  ha sollecitato a dare un contributo docenti e ricercatori di varie Università italiane e appartenenti a scuole di pensiero chiaramente tra di loro diverse dove, con l’esporre i risultati dei rispettivi studi, si è arrivati a mettere in campo “un lessico che permette di ‘dire’, ma ancora prima di ‘pensare’, le questioni educative sotto un profilo pedagogico”.
Tale precisa scelta epistemica, anche in veste del fatto che Domenico Simeone è responsabile della Cattedra UNESCO on Education for Human Development and Solidarity among Peoples e Direttore dell’Osservatorio per l’educazione e la cooperazione internazionale, ha le sue origini nell’aver messo in piedi un percorso di ricerca incentrato sulla ‘consulenza educativa’ (La consulenza educativa, Milano, Vita e Pensiero 2011) e sulla ‘competenza riflessiva’  col curare con altri un altro non meno importante lavoro dal titolo L’altro educatore. Verso competenze di secondo livello (Brescia, Scholé 2022); ritenuti strumenti essenziali per la stessa  razionalità riflessiva nell’agire educativo, cosa su cui aveva posto l’attenzione Donald A. Schön nel suo pionieristico studio, tenuto presente in alcuni lemmi,  del 1983 Il professionista riflessivo. Per una nuova epistemologia della pratica riflessiva (Bari, Dedalo 1993), questi processi, come viene detto nell’introduzione, sono il risultato di un sapere, come quello pedagogico, “in rapida evoluzione” e che “affonda le sue radici in una solida riflessione teoretica” dimostrandosi simile al lavoro del geologo che va a scandagliare strati dopo strati  “andando in profondità”. E tutto questo trova le sue ragioni  nel fatto che in tal modo il sapere pedagogico, come ogni sapere,  viene a situarsi  au carrefour delle diverse conoscenze   sino a ‘mescolarsi’ ed ‘intrecciarsi’  strettamente con altre costellazioni di saperi, per usare delle espressioni di Jean Piaget e Michel Serres; ha dentro di sé, infatti, per Domenico Simeone una “dinamica evolutiva” che gli permette di rispondere “alle nuove questioni poste da una realtà in rapido mutamento e ibridandosi in un fecondo dialogo con altre discipline” sino a proiettarlo “verso nuovi ambiti di conoscenza”.
Il Dizionario  di Pedagogia generale e sociale si pone, pertanto, l’obiettivo primario di fare il punto sui principali lemmi presenti nel linguaggio pedagogico che poi sono espressione di alcuni strategici “concetti che ‘emergono’ nel dibattito pedagogico contemporaneo del nostro Paese”; e come tale fuoriesce dal nomale significato che si dà al ‘dizionario’, cioè un riordino o classificazione in senso quasi enciclopedico, per aiutare il lettore ad entrare in sintonia con ciò che bolle negli avamposti del pensiero pedagogico per rendersi conto del “movimento espansivo” ivi presente. E i diversi lemmi, infatti, per Domenico Simeone, sono “rappresentativi” di un percorso di ricerca in fieri, e pur costituendo delle “pietre miliari”, sono ritenuti degli utili “punti di riferimento” in grado di meglio “orientarsi in un itinerario di cui si conosce il tratto già percorso, ma di cui ancora poco si sa del tragitto che ci attende”. Alla luce di tali raccomandazioni, va affrontata la lettura di ogni lemma, alcuni più noti altri meno perché sono entrati solo in questi ultimi anni nel dibattito; se ne dà una inevitabile ‘definizione’ sempre in via di ulteriori approfondimenti, lo ‘sfondo culturale’ da cui è emerso, le ‘riflessioni’ teoriche a cui ha dato adito  e soprattutto le ‘ricadute pedagogiche’.
Si segnala il lemma messo in piedi dallo stesso Domenico Simeone dedicato alla ormai strategica questione, anche grazie alle sue ricerche ed esperienze varie, della “supervisione pedagogica”, che è un processo di tipo metariflessivo, che coinvolge sia l’esperto che un collega in formazione, sul modo di mettere in campo l’azione educativa; e la richiesta è diventata in questi ultimi tempi sempre più pressante come “supporto e sostegno all’attività degli operatori” dove pedagogisti, insegnanti ed educatori in servizio sono impegnati a rinnovare gli strumenti messi in campo per far fronte alle “nuove sfide educative” con lo “sviluppare un pensiero e una cultura pedagogica adeguata” e nello stesso tempo ridefinire il paradigma epistemologico di riferimento. In sostanza, la supervisione pedagogica è finalizzata a rendere più facile “la ‘riflessività’ sull’azione” e durante l’azione stessa ed in tal modo  si presenta come un vero e proprio “processo di rielaborazione dell’esperienza professionale” oltre a far prendere  una maggiore coscienza del “proprio ruolo professionale”. In tal modo emerge la dimensione  sociale  della pratica riflessiva, dove i diversi operatori vengono a giocare il ruolo di veri e propri agenti epistemici  più in grado di gestire secondo i parametri di una razionalità creatrice i complessi processi di apprendimento, ormai diventato “permanente”, dove entrano in gioco più fattori e frutto dell”’interazione tra soggetto, pratiche di vita e conoscenze formali”. Ed il tutto viene a giocarsi così sui cosiddetti ‘apprendimenti di secondo livello’ che richiedono una continua “dimensione riflessiva e procedurale delle competenze da attivare  e sviluppare”; per questo Domenico Simeone perviene alla necessità di mettere in campo “una nuova epistemologia che avvalori la conoscenza che si sviluppa nelle situazioni concrete” e nello stesso tempo in grado di “considerare l’esperienza come un’occasione per avviare una ‘conversazione  riflessiva’ situata in un determinato contesto”.
E  non a caso il lemma preso in considerazione da Giuseppe Annacontini è incentrato sul ‘contesto’  alla luce del suo significato etimologico del  contexere, nel senso che viene ad assumere nel paradigma della complessità cioè dove ogni fatto o evento è l’intreccio dell’unitas-multiplex; nel rilevarne la dimensione euristica, vengono tracciati i diversi orientamenti di pensiero pedagogico che lo hanno declinato per valutarne le diverse ricadute nel contesto scolastico, familiare e sociale. Ed un altro lemma  da segnalare  è quello strategico di ‘motivazione’  da parte di Marcello Tempesta ritenuto fondante, anche alla luce di studi precedenti, come “attivazione dell’organismo” in determinate condizioni ambientali e come tale viene ritenuto “una qualità della persona”  da “favorirne l’incremento”; per questo nella riflessione pedagogica va data importanza alla “sua educabilità” sulla base di una “visione olistica” in quanto la motivazione viene  considerata come il risultato di un “processo proattivo da coltivare”. Un altro lemma che emerge  da vari contesti non solo di ricerca e divenuto più che mai cogente anche in ambito pedagogico  da rappresentare una vera e propria sfida è quello di ‘solidarietà’   da parte di Isabella Loiodice impegnata con altri, alla luce del paradigma della complessità, a ‘ri-scoprire parole’ che pur sembrando inattuali hanno in sé il ‘valore di virtù pedagogiche’; essa, infatti, è considerata il “telos che deve muovere l’educazione” da realizzare in “atti  concreti… ‘disseminati’ nella molteplicità dei  luoghi -formali, informali e non formali – di vita e di esperienza delle persone”.
Per tali aspetti, il Dizionario di Pedagogia generale e sociale non solo è espressione dei risultati a cui sono pervenuti alcuni degli itinerari di ricerca  in ambito pedagogico e riservato agli addetti ai lavori, ma un utile  strumento per tutti per renderci conto, sia individualmente  che collettivamente, dell’importanza della questione educativa in un momento, come quello che stiamo vivendo, alle prese con un insieme di problemi ipercomplessi che richiedono interventi urgenti da individuare e possibilmente da risolvere lontano dalle sirene del paradigma della semplificazione; e Domenico Simeone, con tale lavoro e coadiuvato da altri, con i lemmi analizzati ha messo in campo dei veri e propri epistemi sociali e delle strategie di pensiero che possono aiutare a riflettere e di conseguenza ad agire con strumenti più appropriati nei diversi contesti in cui si viene ad operare. Investire nella conoscenza e nell’educazione, anche  se nell’immediato non se ne vedono gli effetti concreti, nel tempo si rivela essere  con notevoli benefici per tutti una ‘buona merce’, a dirla con Primo Levi.

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1 Commento su L’importanza della supervisione pedagogica nel pensiero di Domenico Simeone

  1. Roberto Macchiarelli // 24 ottobre 2024 a 17:45 // Rispondi

    Scopro sempre più personaggi martinesi interessantissimi: che bella storia! Grazie all’articolista per parlarcene in modo tanto competente quanto appassionato.

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